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martedì 4 settembre 2018

*Recensione "Aria di Neve" di Serena Venditto

Sei stanco del giallo scandinavo?
Prova col giallo napoletano!

Genere: Giallo
Pagine:168
Prezzo cartaceo: 18,00
Prezzo ebook: 3,99
Edito: Mondadori

Quarta di Copertina:

Ariel è una ragazza italo-americana che ha girato mezzo mondo e ora vive nell'adorata Napoli. Lavora come traduttrice di romanzi rosa dai titoli immancabilmente profumati di agrumi e, dopo quattro anni di fidanzamento e due di convivenza, è appena stata lasciata da Andrea, l'uomo perfetto, ispettore di polizia e compagno dolce e premuroso. In lei si aggrovigliano sconforto, delusione, rabbia, ma soprattutto la fastidiosa sensazione di vivere in una di quelle storie melense e scontate che le consentono di pagare l'affitto.

È necessaria una svolta, qualcosa di tanto imprevisto quanto atteso. E così, facendosi coraggio, Ariel si mette alla ricerca di un luogo dove ricominciare da zero. Presto si imbatte nel coloratissimo e disordinato appartamento di via Atri, dove vivono altri tre ragazzi: Malù, sagace archeologa con una passione per i romanzi gialli, Samuel, rappresentante di articoli per gelaterie di origini sardo-nigeriane, e Kobe, talentuoso quanto sgrammaticato pianista giapponese. Un terzetto strambo e caotico cui si aggiunge la presenza fissa di Mycroft, uno stupendo gatto nero dagli occhi verdi che, coi suoi eloquenti miagolii, non ha bisogno della parola per farsi capire alla perfezione.
Ariel si sente subito a casa, e tra una chiacchiera in cucina, un concerto e una passeggiata in una Napoli infuocata di sole, le cose per lei riprendono a girare per il verso giusto, al punto che dimenticare Andrea sembra quasi possibile. Ma proprio allora un evento tragico che si consuma molto vicino ai coinquilini rimetterà tutto in gioco e sconvolgerà il microclima di via Atri. Un suicidio vagamente sospetto o un vero e proprio delitto della camera chiusa? Le "celluline grigie" di Malù non potranno che essere stuzzicate da questa sfida e l'archeologa-detective coinvolgerà tutto il gruppo nelle indagini, cui parteciperà anche Mycroft dando sfoggio della sua sottile, felina intelligenza.



Un giorno come tanti la vita di Ariel si dimezza.
Andrea l'uomo con cui credeva di essere a un passo dall'altare era, in realtà, un passo fuori dalla sua esistenza. Un vuoto riempie quella che un tempo era una casa perfetta e che ora, invece, le toglie il fiato, il sonno, la vitalità. L'unica alternativa diventa la fuga in una casa di studenti in via Tribunali, dove non ci sono due sedie dello stesso colore, un arcobaleno stridente e armonico al tempo stesso, abitato da altre tre ragazzi e un gatto.

Ariel finalmente ritrova il sonno, cullata dall'odore di ragù proveniente dai bassi e dai motorini che schiamazzano a notte fonda, ritrova la forza di lavorare alla traduzione dei romanzi rosa che detesta, ma che le pagano l'affitto e trova persino dei nuovi amici in quei coinquilini un po' folli che l'hanno accolta come se la conoscessero da sempre.
Malù, di professione archeologa ma che in una vita passata deve essere stata Sherlock Holmes, perché da dettagli minuscoli trae conclusioni che nemmeno Patrick Jane nella migliore puntata di The Mentalist. E il suo gatto nero Mycroft, con la sindrome d'abbandono e la passione per le indagini. Kobe, un pianista giapponese che parla un italiano creativo e, infine, Samuel, siciliano di madre nigeriana con un sorriso che sembra far dimenticare ad Ariel anche la sua, di sindrome d'abbandono.

La quiete del civico 36, però, viene sconvolta dal suicidio di una vicina di casa, una splendida sudamericana, pianista di talento e donna generosa. La morte si annuncia con quell'aria di neve, quel presentimento di qualcosa che sta per accadere, che coglie solo Mycroft. Forse per istinto felino, forse per istinto da detective.
Ma è stato davvero un suicidio? A stabilirlo dovrebbe essere Andrea, poliziotto di professione ed ex di Ariel in borghese. Ma in realtà i detective sono ben altri...

Il punto forte del romanzo sono di certo i personaggi.
In questo romanzo sembra non esserci nessuno di banalmente normale. Ariel, che con questo nome normale non può essere, sceglie una terapia d'urto alla sua sindrome da cuore spezzato.
Malù è la mia preferita, una lettrice seriale di gialli, un'archeologa che si porta dietro la polvere dei cantieri e un'intelligenza superiore alla media, oltre a un gatto che miagola sempre al momento giusto.
Kobe merita di essere menzionato anche solo per il suo italiano che scambia l'ascendente con l'ascensore, oltre alle sue scenate pittoresche alla fidanza modella, con cui ha una relazione a distanza.
L'unico più banale è forse Samuel, che mi sembra recitare semplicemente la parte del bello, ed essere nel romanzo solo per la parte più romantica della vicenda. (Ma qui non odiavamo i romanzi rosa!?).

L'ambientazione, nell'intenzione dell'autrice, è quasi un personaggio ulteriore. Mi è parso che Serena Venditto volesse fare un'omaggio alla sua città, a Napoli che sa essere un luogo unico al mondo, in cui caos e bellezza si fondono, in cui d'estate il sole cuoce anche le persone, ma non la loro voglia di ragù e pizza fritta. Dalla casa perfetta nel rione bene, alla polvere di via Tribunali, tanti microcosmi che si collegano in pochi chilometri e un unico comune.
Trovo commovente l'amore di Ariel per una città in cui è nata, ma che per nascita potrebbe non appartenerle (date le origini americane del padre), una città difficile, con poche prospettive e molto fascino. Ariel potrebbe fuggire con facilità da Napoli eppure la sceglie, con orgoglio e determinazione.

Veniamo ora alla componente gialla.
E qui, purtroppo, ho avuto parecchie perplessità. Il romanzo è breve, appena 166 pagine di cui le prime 70 sono dedicate esclusivamente alla caratterizzazione dei personaggi, in particolare della protagonista. L'abbandono del fidanzato, la crisi, la ricerca di un'altra sistemazione. Sembrava davvero l'inizio di un romanzo rosa.
Un inizio lento in cui ci si chiede spesso dove e quando si arriverà al cadavere. All'investigazione mi sembra che venga dedicato meno tempo, che vada tutto troppo veloce, mentre dovrebbe essere il vero cuore di un romanzo giallo. Un ritmo narrativo che non mi ha convinta del tutto, che non mi pare si adatti perfettamente al genere letterario prescelto. Troppo lento o troppo veloce, senza trovare il giusto equilibrio.
Non so se questo assetto sia basato sul fatto che questa sia "una prima indagine" e che, in quanto tale, debba gettare le basi per la caratterizzazione dei personaggi, che troverà uno spazio differente nei romanzi futuri.

Aria di neve è un romanzo leggero, adatto agli amanti di Napoli, alla vita frenetica di chi condivide o ha condiviso un appartamento, forse meno adatto a chi desidera un romanzo "strettamente" giallo.

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1 commento:

  1. Adesso ho un'idea più chiara di cosa aspettarmi da questa lettura, ma sono ottimista e poi mi piace l'ambientazione e vorrei visitare Napoli con calma prima o poi!

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