La recensione di oggi riguarda un romance italiano, autopubblicato, che ti riporterà nelle atmosfere dei mitici anni 90, in una Roma che ha il fascino di vacanze romane..
Quarta di copertina:
1990.
Ginevra Luciani ha vent’anni, un po’ di timidezza nel cuore ma tanta grinta. È cresciuta fra le macchine da cucire dell’atelier di famiglia, insieme a una madre anticonformista e a una zia forse strega che le racconta bizzarre leggende d’amore. Crea capi d’alta moda, disegna abiti d’epoca e… custodisce un triste segreto.
Raffaele Medici ha ventidue anni, è bello, impertinente, ironico, ma dietro alla sua maschera da ragazzaccio si cela un’inaspettata malinconia. Studia legge, però lavora in un piccolo cinema. Sogna di diventare regista e anche lui custodisce un triste segreto.
Fra incontri per nulla casuali, film, telefonate, passeggiate per le vie di Trastevere, Ginevra e Raffaele si conoscono, s’innamorano, si confidano, inconsapevoli che ben presto potrebbero essere separati: perché il destino è sempre imprevedibile.
E quando un giorno t’incontrerò è una storia semplice e romantica, magica, avvolta da un velo di nostalgia, sullo sfondo di una Roma delle piccole cose.
Ginevra ha vent'anni e quel timore che solo una vita che sboccia può avere, l'entusiasmo misto alla paura, l'amore fuso con la timidezza e la voglia di buttarsi.
Emozioni stridenti che le si mescolano nel petto ogni volta che guarda Raffaele, cioè sempre, perché non riesce a non fissarlo ogni volta che sono nella stessa stanza.
E inizia un nuovo anno, con un primo bacio e un amore salutato dai fuochi d'artificio.
Ginevra e Raffaele passeggiano per le vie di una Roma degli anni novanta ed eterna, in appuntamento dall'atmosfera romantica, ma di quel romanticismo sincero, che non pretende ristoranti di lusso e lume di candela, a cui basta la luna e un panino unti per creare la felicità.
Giovani, belli e innamorati, eppure divisi da una vita che li ha fatti appartenere a due mondi diversi. Ginevra vive in una famiglia di donne, dove l'amore è forte, irresistibile, ma mai troppo fortunato. Una famiglia in cui le mani tessono sogni sotto forma di abiti, che sembra quasi di essere nello storico atelier Fontana. Dove la ricchezza è una questione di cuore e di testa alta.
Per Raffaele è diverso, l'opulenza segue i suoi passi grazie a un padre ricco e algido. In una casa dove l'amore stenta a entrare, lo fa di nascosto, negli sguardi della tata e negli abbracci alla sorellina più piccola. L'amore, in casa Medici, non è una ricchezza, ma una debolezza, un'arma che può essere usata contro chi la impugna.
Ginevra e Raffaele, una coppia con due passati troppo diversi per resistere al fiume della vita, che li divide, li ferisce, erode la loro pelle e la loro anima. Ma l'amore non si arrende, si infiltra negli anni, scava sotto i sassi aguzzi, fino a riaffiorare...
E quando un giorno ti rincontrerò a prima vista sembra uno dei soliti romance.
Lui e lei si amano, ma sono troppo diversi per stare insieme.
Sembrano diversi a chi non li conosce davvero, a chi non ha mai amato davvero, perché l'amore trionfa sempre, almeno nei romance.
Ebbene, leggendolo si comprende che questo non è uno dei soliti romance.
L'ambientazione è anni 90.
I mitici anni novanta, quando non c'era facebook. E quasi non c'erano nemmeno i cellulari. Figuriamoci instagram e i selfie.
C'erano gli squilli, gli sms, i telefoni pubblici.
C'erano le passeggiate mano nella mano senza fermarsi ogni momento per condividere l'esperienza con chiunque, meno che con la persona che avevi accanto.
Anni ruggenti, anni dolci, anni che sono ricoperti di nostalgia.
Questo romanzo la rispolvera tutta, la nostalgia degli anni novanta. E forse anche di prima, dell'amore prima delle sfumature; dell'attrazione fisica che scattava semplicemente dal fissare l'azzurro dei suoi occhi, senza passare per i bicipiti; della prima volta che fa paura perchè il tuo idolo (per fortuna) non è Anastasia Steel.
Il romanzo di Rosy Milicia è pregno di delicatezza.
Sia per lo stile ma anche per i protagonisti, la cui tempra morale li fa sembrare ancor più d'altri tempi. Soprattutto Raffaele con il suo attaccamento alla sorella, alla quale fa praticamente da padre. Un ragazzo già schiacciato dalla responsabilità, dalle aspettative altrui, uno che si piega ma non si spezza.
Ginevra è candida, un'adolescente che scopre il suo diventare donna. Tra un sospiro romantico e un futuro pieno di incognite, tra un segreto da (sop)portare e l'atelier in cui dare una mano.
Due protagonisti uniti da un amore che è amore a tutto tondo, l'amore di palpiti d'emozione, di quel conoscersi piano e in fretta al tempo stesso, perché si è sconosciuti ma ci si conosce da sempre.
"E quando un giorno t'incontrerò" è un romance di certo non adatto a chi cerca il sesso a tutti i costi. Ho letto di persone che criticavano Jane Austen perchè "non può esserci amore senza scena di sesso". Ecco, se la pensate così, vade retro.
Perchè a me questo romanzo è sembrato un Liala attorniato di manette e frustini, un po' sconcertante e un po' da preservare.
Quello che mi ha lasciata perplessa, malgrado l'autrice stessa mi avesse avvertita, è lo stile.
Di Rosy Milicia avevo letto "Quel silenzio fra noi", primo romanzo pubblicato sotto pseudonimo e che io ho letteralmente adorato.
Forse perchè ho saltato, pur avendolo nel kindle, la lettura di "Accadde una notte d'estate" sono rimasta stupita dall'evoluzione dell'autrice. Un cambio di stile radicale, malgrado si riconoscano i suoi tratti di romanticismo genuino, tenero, che non vuole trascendere nell'erotico di ultima generazione.
Onestamente, e parlo per pura preferenza personale, preferisco lo stile di "Quel silenzio fra noi", più leggero e frizzante, che dava anche una certa vivacità al romanzo, cosa che manca in alcune parti di "E quando un giorno t'incontrerò".
Leggendo questo romanzo mi sono ritrovata spesso a pensare che "l'amore è una cosa meravigliosa" a discapito, però della tensione narrativa.
Questo romanzo fa per te se: sei stufo dei soliti erotici, hai nostalgia degli anni novanta, subisci il fascino della Capitale con la sua atmosfera da "Vacanze romane".
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