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giovedì 20 febbraio 2025

Recensione: Una brava ragazza è una ragazza morta di Holly Jackson

Come uccidono le brave ragazze è stato un caso editoriale, che ha spopolato tra i più giovani.
La serie arriva al suo epilogo con l'ultimo volume della trilogia: "Una brava ragazza è una ragazza morta".

Quarta di Copertina:
Sono passati pochi mesi da quando Pip Fitz-Amobi ha risolto il suo ultimo caso, che ancora le toglie il sonno, ed ecco che si ritrova costretta a indagare di nuovo. Uno stalker le manda continuamente messaggi di velata minaccia, ma ancora una volta la polizia non dà peso alle sue segnalazioni e sceglie di non intervenire. Più che mai Pip sente di non poter contare sulla loro protezione ma è assolutamente determinata a trovare il suo personale nemico. Indagando come ha imparato a fare, non ci mette molto a scoprire delle analogie tra il suo stalker e un serial killer locale responsabile di ben cinque omicidi alcuni anni prima. Stavolta è la sua vita a essere in pericolo, e per salvarsi Pip dovrà lottare come non ha mai fatto prima, scegliendo di percorrere una strada che non avrebbe mai creduto possibile...



Anche se è tremendamente difficile parlarvi di "Una brava ragazza è una ragazza morta" senza fare spoiler, mi cimenterò nell'impresa.

Ritroviamo Pip come l'avevamo lasciata al termine del volume precedente (Brave ragazze, cattivo sangue), ancora in crisi per gli eventi tragici succeduti alla scomparsa di Jamie Reynolds.
La studentessa determinata ma ingenua che voleva scoprire la verità sulle morti Andie Bell e Sal Singh ha imparato che nel crimine può esserci il bianco e il nero. I cattivi possono avere buone ragioni per uccidere, ragioni comprensibili, che lei addirittura condivide.
E questo cosa fa di lei?

Ancora stordita e confusa, per traumi che non riesce davvero ad affrontare e superare, Pip si ritrova a essere la destinataria di minacce anonime.
Per la prima volta, lei non è semplicemente il soggetto che indaga, ma la vittima.
E le vittime non sono sempre innocenti come sembrano.

Ho avuto un rapporto conflittuale con quest'ultimo romanzo della serie.
Pip è stata sempre descritta come una ragazza brillante, molto intuitiva e certamente indipendente. Ma il modo in cui affronta lo stress post-traumatico, rifiutandosi di chiedere aiuto e parlarne, mi ha lasciata perplessa. Forse è un'incongruenza che serve alla successiva crescita della protagonista, che in seguito dovrà aprire gli occhi sulla sua sfera di affetti (ma non posso dirvi altro).
Inoltre, all'inizio del romanzo Pip attua dei comportamenti piuttosto irresponsabili ed è cieca ad alcune piste lampanti.
Così lampanti da rendere la sua affannosa ricerca del colpevole piuttosto noiosa.
Almeno fino a metà romanzo, perché da lì in poi è come se si aprisse un'altra narrazione.
Un altro caso, quasi.
Da un lato, questa seconda parte non l'avevo prevista per cui è stata interessante e spinge anche a diverse riflessioni psicologiche, dall'altra presenta gli stessi problemi di ritmo della prima parte.
Ci sono punti troppo lunghi, che invece di far impennare la tensione la fanno calare, per poi frenare bruscamente su colpi di scena. E di nuovo.

Con questo romanzo ho avuto un rapporto di tira e molla, come quello di due fidanzati che non capiscono se si piacciono davvero.

Non mi ha coinvolta come il secondo della serie, ma ho apprezzato la volontà dell'autrice di chiudere il cerchio iniziato con "Come uccidono le brave ragazze".
Holly Jackson ha cucito tutti gli elementi, con un filo che unisce passato e presente. Riesce quasi a ridipingere il primo volume, dando ad alcuni personaggi dei tratti completamente nuovi, alcuni dei quali si potevano forse indovinare, ma altri proprio no. E questo l'ho apprezzato, l'ho trovato accattivante.

Nel complesso, la trilogia è un crescendo, il crimine e la violenza che si avvicinano sempre più alla protagonista.
Pip all'inizio è ai margini di una vicenda, ci gira intorno, per capirla e svelarne i reali contorni. In "Brave ragazze, cattivo sangue" viene toccata molto più da vicino dal male, ne vede sfaccettature nuove, si lascia coinvolgere, fino al culmine del terzo libro in cui lei sarà il vero centro della narrazione.
In effetti, una delle critiche che muovevo ai romanzi precedenti era che, malgrado indagasse su reati, anche efferati, Pip non fosse mai davvero così coinvolta, così in pericolo, se non nell'epilogo. Mi mancava una dose di tensione, che l'autrice si è evidentemente tenuta per Una brava ragazza è una ragazza morta.

Nel folle sali scendi di quest'ultimo romanzo, comunque, ho trovato davvero ben congegnato il finale. Intendo proprio l'ultima pagina. Di due righe.
Nei corsi di scrittura creativa dicono che l'incipit deve catturare il lettore, ma è il finale a determinare il modo in cui il libro verrà ricordato. Ed ecco, quelle ultimissime due righe riescono a strappare un sorriso, un sospiro e a commuovere.
Le ho trovate un vero tocco da maestro.

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