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lunedì 5 febbraio 2024

Recensione: Eden in the dark di Arianna Di Luna

Quando leggo un romanzo di Arianna di Luna resto sempre rapita dal talento e dal modo in cui racconta storie, spesso difficili, facendole apparire fluide, semplici eppure avvincenti. Questa volta, però, la magia non si è ripetuta.

Quarta di Copertina:

A ventotto anni Crowley Asker aveva tutto ciò che si potesse desiderare: il talento, la fama, la ricchezza, e tutti i privilegi che solo un atleta del suo calibro può permettersi. Ma la smania di onnipotenza ha un prezzo, e questo, Crowley l’ha imparato a proprie spese: oltrepassare il confine tra ring e vita reale ha messo fine a tutto. Ora, alla soglia dei trent’anni, vive la sua vita lontano dai riflettori. Il mondo lo considera un assassino spietato, nessuno lo ha mai perdonato. Crowley ha perso tutto, e ora si sposta di città in città nel tentativo di sfuggire all’ombra nera che lo perseguita. E la sua prossima tappa è Greycliff, in Ontario.
Eden Blanchard ha appena compiuto vent’anni e del mondo conosce la parte peggiore. Figlia unica di una donna non vedente, vive ai margini di quella città soffocante e ipocrita che odia con tutta se stessa. I boschi sono la sua vera casa. La natura, a differenza delle persone non la spaventa. La natura non è malvagia, le persone lo sono quasi sempre, Eden lo ha sperimentato sulla propria pelle. Nonostante la diffidenza che nutre nei confronti degli uomini, il nuovo arrivato desta immediatamente la sua curiosità: ha affittato un cottage a poca distanza dalla sua casa mobile, ma è talmente schivo che nessuno lo ha mai visto in faccia, nessuno conosce il suo nome. Eden sa che non dovrebbe impicciarsi, ma quell’uomo rappresenta un mistero irrisolvibile e di fronte ai suoi modi bruschi la ragazza non riesce a tenere a freno la lingua. Tra di loro sono subito scintille pronte ad appiccare un incendio.
Eden e Crowley non potrebbero essere più diversi, eppure ciascuno ha qualcosa di cui l’altro ha estremo bisogno: Eden deve imparare a difendersi.
Crowley deve imparare a fidarsi.


All'epoca dell'uscita di Eden in the dark piovvero recensioni positivissime, e ricordo molte lettrici definirlo come il libro migliore dell'autrice. Purtroppo, non faccio parte del coro.

Crowley Asker vive nel rimorso per uno sbaglio irreparabile e rinuncia alla propria vita per punirsi più di quanto meriti. Vive nell'ombra di cittadine anonime, che cambia ogni pochi mesi, e così arriva alla casa nel bosco.
Il bosco di Eden.
Una ragazzina che finge di essere uno spettro, per giocare a spaventarlo. Ma Crowley è una bestia che ha imparato a non aver paura di niente, a parte se stesso.
Ex lottatore di arti marziali miste, Crowley si accorge di quanto la forza di Eden, il suo essere sboccata e provocatrice, sia in realtà una facciata, una recita per nascondere una vulnerabilità profonda, e ferite ancora più gravi. Finisce col diventare il suo allenatore, le insegna a difendersi, un eredità per quando lui cambierà di nuovo città. Eden è abituata a sopravvivere, vive con la madre non vedente in mezzo al bosco, un labirinto che la protegge dalla cattiveria della città. La sua strategia è sempre stata quella di fuggire, per quanto possibile, attaccare per non sembrare debole e poi nascondersi. Fino a quando Crow non l'aiuta a incanalare la rabbia in colpi precisi, che hanno il sapore della vendetta e di qualcos'altro. Perché il contatto duro, violento, ma controllato con lui la accende di un desiderio altrettanto intenso, violento e irrefrenabile.

E qui arrivano, secondo me, le note dolenti. All'inizio il romanzo mi aveva catturata come al solito. Crowley mi ricordava Ambrose di "Di fuoco e d'ambra" della stessa autrice, entrambi rudi, sboccati, che a parole maltrattano e con i fatti, a modo loro, si prendono cura delle protagoniste.
Il problema con Eden in the dark è che, secondo me, è mancato l'approfondimento psicologico dei personaggi che invece c'è negli altri romanzi. Da un certo punto in poi si susseguono scene di sesso esplicito, dettagliato e irruento, che fagocitano completamente il resto degli elementi del romanzo, rendendo il libro piuttosto ripetitivo e la trama piatta.
Pur considerando i protagonisti come preda delle loro pulsioni e non così inclini all'introspezione, hanno comunque dei vissuti ricchi di traumi che avrebbero, secondo me, dovuto avere più spazio. Specialmente dal punto di vista di Eden. Resto sul vago per non fare spoiler.

Della sofferenza che ha scavato i protagonisti di Di fuoco e D'ambra, e me li ha fatti amare nonostante io non abbia una particolare predilezione per le storie drammatiche, o che ha reso così suggestivi quelli di Il giorno giusto per innamorarsi, qui c'è appena un'ombra. Un peccato, considerando il talento dimostrato dell'autrice.

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