Lo so, ci ho messo tanto a pubblicare questo post, ma avevo bisogno di elaborare le emozioni e tirare le somme della mia esperienza al salone del libro di Torino. Non è stato facile, perché sono stati tre giorni intensi, ricchi di incontri, di entusiasmo, ma anche di stanchezza e, a volte, di confusione.
Gli argomenti di cui discutere sono tantissimi e, fosse per me, parlerei a ruota libera per ore di questo salone, degli anni passati, degli aspetti positivi e negativi... ma, per non tediarvi, ho cercato di raggruppare qualche argomento attorno al quale convergere.
Scoprite quali continuando a leggere il post!
Odi et amo: il padiglione Oval
Sono tre anni che partecipo al Salone del libro di Torino e, ogni volta, non so cosa aspettarmi. Mi lascio sorprendere dagli spazi espositivi, dalla disposizione delle sale, degli stand, al massimo spulcio il programma per non arrivare del tutto impreparata e non perdere occasioni irripetibili.
Il Salone del 2018 si era aperto all'insegna dell'overbooking e del padiglione di fortuna in cui erano finiti piccoli editori come Carlo Frilli, invece il Salone del 2019 lo ricorderò come quello del Padiglione Oval. (Sulle polemiche precedenti, taccio).
Il padiglione Oval visto dalla sala stampa |
Il corpo principale del salone si snodava attraverso tre padiglioni, l'uno dietro l'altro che formavano una struttura unica e, discosto, c'era lui, l'Oval.
Nel padiglione Oval erano affiancati piccoli editori di qualità come Passigli e Rusconi, ai grandi dell'editoria come Sellerio, Mondadori e Newton Compton. Ma non solo. Nello stesso padiglione era situata la sala Oro, utilizzata per gli eventi di grande affluenza, dati i suoi settecento posti a sedere. E fin qui sembrerebbe il paradiso dei lettori, peccato che per raggiungere l'Oval si dovesse percorrere una lunghissima passerella perennemente ingorgata.
La grande distanza creava problemi a persone con difficoltà di deambulazione e sfiancava comunque tutti gli altri. Inoltre rendeva anche molto complicato raggiungere in breve tempo punti distanti del salone. L'anno scorso sono riuscita a giostrare diversi appuntamenti senza troppe difficoltà. Quest'anno, invece, mi è stato impossibile incontrare tutte le persone che avrei voluto conoscere, perché difficilmente sarei riuscita ad andare dal padiglione Oval al padiglione 1 e tornare in tempo per una conferenza.
Insomma, l'Oval, per certi versi, mi sembrava "un salone a parte".
Insomma, l'Oval, per certi versi, mi sembrava "un salone a parte".
"Non bisogna fidarsi di nessuno".
"Non bisogna fidarsi di nessuno" è ciò che mi ha detto una signora mentre eravamo in fila per il firmacopie di Alberto Angela.
Uno dei problemi del salone, secondo me, è stata la disorganizzazione. Lo staff spesso non aveva risposte ai dubbi dei visitatori e mi è capitato più volte di ricevere risposte diverse a una stessa domanda.
Vi faccio un esempio: mentre sono in fila per vedere Alberto Angela chiedo come funzionino le code per la stampa, perché quest'anno non era possibile prenotarsi al desk. Il primo addetto mi risponde che ci sono dei tagliandi, a tiratura limitata. Ne chiedo uno per l'evento della Kinsella, (dato che ormai per Angela l'avevo già perso), che sarebbe stato quello stesso pomeriggio e scopro da un secondo addetto che i tagliandi non sono disponibili per tutti gli eventi e mi devo arrendere a fare la fila come tutti gli altri. E invece, per mia fortuna, nel pomeriggio ho scoperto da un terzo addetto che la stampa aveva un accesso prioritario, ma senza tagliando.
Vi faccio un esempio: mentre sono in fila per vedere Alberto Angela chiedo come funzionino le code per la stampa, perché quest'anno non era possibile prenotarsi al desk. Il primo addetto mi risponde che ci sono dei tagliandi, a tiratura limitata. Ne chiedo uno per l'evento della Kinsella, (dato che ormai per Angela l'avevo già perso), che sarebbe stato quello stesso pomeriggio e scopro da un secondo addetto che i tagliandi non sono disponibili per tutti gli eventi e mi devo arrendere a fare la fila come tutti gli altri. E invece, per mia fortuna, nel pomeriggio ho scoperto da un terzo addetto che la stampa aveva un accesso prioritario, ma senza tagliando.
Ma questo è solo un esempio, e forse il meno importante, di tutta una serie di piccoli incidenti che si sono verificati nel corso della fiera. La signora prima citata ha soccorso un autore, che stava facendo tardi alla presentazione del proprio libro, perché un addetto alla fila d'ingresso non voleva farlo passare malgrado avesse un pass espositore (e quindi dovesse fare una fila diversa e molto più breve). Pare che, dietro consiglio della signora, l'autore si sia rivolto a un altro addetto e sia arrivato in tempo in sala, per fortuna!
Alberto Angela durante il firmacopie di Cleopatra |
Quanto mi costi?
Prima del salone sento ripetere sempre la stessa frase "Comprare in fiera non conviene, perché non ci sono sconti." Mi viene da chiedermi se io e queste persone frequentiamo lo stesso Salone del libro.
Ok, bisogna ammettere che quasi nessun editore regala romanzi o li vende a prezzi stracciati, e anche che non tutti gli editori applicavano sconti fiera, ma scoraggiare gli acquisti in questo modo mi sembra davvero ingiusto!
Ho notato diversi editori puntare sulla spesa massiccia, applicando lo sconto solo all'acquisto di più titoli.
Il gruppo Fanucci ha scelto il 3x2, come ha fatto Newton Compton domenica.
Neri Pozza e Kappalab applicavano il 20% all'acquisto di tre titoli.
L'edizioni della Goccia riduceva il totale all'acquisto di più volumi.
Fazi e le edizioni del Baldo regalavano un gadget (shopper, agende o taccuini) con l'acquisto di più pezzi.
Non mancavano anche le soglie fisse di sconto su un solo libro, come il 20% proposto della beat o da Mattioli 1885.
La cosa più strana rimane quello che io ribattezzato "Lo sconto fantasma", che c'è ma non si vede. Mi è già capitato al salone del libro di Napoli e l'ho ritrovato a Torino. Ho comprato un volume di Dino Audino editore, prezzato 20 euro, e pagato 17. Allo stand non ho visto in mostra cartelli sulla scontistica, scelta strana, perché credo che influenzino e attirino i lettori. Ma di certo non mi lamento!
Insomma, comprare in fiera poteva essere conveniente, con un po' di calcoli e solo da alcuni editori, ma credo che un evento come il Salone del libro non si regga esclusivamente sulla convenienza economica dell'acquisto. Il valore di un autografo, di una dedica, di una chiacchierata con l'autore o il confronto con altri lettori sono tutte variabili che andrebbero considerate quando si decide se partecipare alla fiera.
Mattioli 1885 credo abbia le edizioni più belle dei classici |
Chi l'ha visto?
Sono stata davvero felicissima di aver dato un volto reale ad altre amiche virtuali come Cassandra Rocca, Stefania Siano, Lucrezia Scali, Serena Castelli. La bellezza del salone sta anche nel rapporto umano che si crea tra gli stand, nel cercarsi, trovarsi e poter chiacchierare circondate dalla carta, perché alla fine molte di queste amicizie sono nate grazie ai libri ed è giusto che tra i libri trovino anche un loro momento speciale.
Forse meno affettivo, ma sicuramente stimolante, è anche l'incontro con gli addetti ai lavori. Nelle librerie, magari durante il nostro shopping compulsivo, capita di non fare troppo caso al marchio editoriale di un romanzo, al Salone, invece, l'editore è protagonista. Sono stata contenta di potermi confrontare con persone, imprenditori, che vivono cercando di diffondere la narrativa e la cultura, che vedono nel libro sia un prodotto commerciale, sia un elemento inestimabile. Mi piacerebbe magari parlarvi in un altro post degli argomenti affrontati con alcuni editori, fatemi sapere se l'argomento vi può interessare!
Infine, il Salone è l'occasione anche per incontrare loro: i miti.
Quest'anno sono riuscita ad assistere alla conferenza di Alberto Angela, Jojo Moyes con Sophie Kinsella, Baricco... per un pelo mi sono persa Mat Haig.
Quel che sto cercando di dirvi è che si può stare a pochi metri da persone che segui, che leggi, che adori magari da anni e che non avresti neppure sognato di poter incontrare. Una magia che in posti come il SalTo riesce benissimo. (Se l'anno prossimo vogliono invitare anche Isabel Allende, io mi metto già in fila!)
Quel che sto cercando di dirvi è che si può stare a pochi metri da persone che segui, che leggi, che adori magari da anni e che non avresti neppure sognato di poter incontrare. Una magia che in posti come il SalTo riesce benissimo. (Se l'anno prossimo vogliono invitare anche Isabel Allende, io mi metto già in fila!)
Eccomi tra Cassandra Rocca e Lucrezia Scali :)
Siete stati al Salone del libro?
Se vi va parlatemi della vostra esperienza, lasciatemi nei commenti domande, spinti di riflessione o anche gli articoli dei vostri blog!
P.S. Tutte le foto che trovate nell'articolo sono state scattate da me. Su instagram cerco di creare un album in evidenza in cui possiate sbirciare tutti gli altri scatti del SalTo 2019
Siete stati al Salone del libro?
Se vi va parlatemi della vostra esperienza, lasciatemi nei commenti domande, spinti di riflessione o anche gli articoli dei vostri blog!
P.S. Tutte le foto che trovate nell'articolo sono state scattate da me. Su instagram cerco di creare un album in evidenza in cui possiate sbirciare tutti gli altri scatti del SalTo 2019
Ciao! Io sono stata al Salone de Libro nel 2015 e nel 2016, poi svariati impegni hanno finito sempre per tenermi lontana.
RispondiEliminaIn generale, ho un rapporto "odi et amo" con il Salone. Se non ci sei mai stata e sei una cultrice del mondo del libro, andare almeno una volta è una bellissima esperienza, e di certo, visti i miei studi ed i miei hobby, c'è anche la bella impressione di essere "nel mio mondo".
Dall'altra parte, si tratta comunque di un'esperienza stancante, perché cammini per diverse ore, e se non prenoti le conferenze il rischio di fare lunghe code… è praticamente una certezza. Il caldo che si crea in coda non è da sottovalutare (io tre anni fa ho avuto un bello svarione per la bassa pressione) ed anche nelle aree ristoro la disorganizzazione...insomma, un po' c'è.
Nonostante questi inconvenienti credo che comunque valga la pena di tornare, ogni tanto, anche solo per vedere qualche stand di piccole case editrici che lì trovano il loro spazio e possono farsi vedere.
Ciao Silvia,
Eliminaconfermo tutte le tue impressioni.
Non mi sono soffermata sulla "stanchezza da Salone", ma di sicuro c'è e c'è stata. Come esperienza è fisicamente pesante. Venivo da Napoli dove indossavo ancora pullover e collant sotto i pantaloni, al salone ero in maniche corte, jeans leggeri e nonostante questo c'era un caldo atroce. Su instagram postavo delle storie a fine giornata e credo di aver spaventato qualche follower con le mie espressioni sfatte!
La situazione ristoro è leggermente migliorata rispetto agli anni precedenti, ci sono più punti di bar/snack e se sei fortunato riesci a cavartela anche senza fila.
I pro, però, credo che siano più dei "contro". Ci si stanca da morire, ma almeno si fa qualcosa di piacevole e, come hai detto tu, si sta nel nostro mondo.
Non ci sono stata, con grande dispiacere! In quei giorni vedevo foto e leggevo articoli e avevo una gran voglia di prendere e partire. Vorrei organizzarmi seriamente per il prossimo.
RispondiEliminaHo trovato il tuo articolo molto interessante. Quelli letti finora erano tutti positivi, sapere che c'è qualcosa che non è al top così da poter provare a organizzarsi in partenza è una buona idea! Grazie!
Ciao Monica,
Eliminagli anni in cui non ho partecipato ero, come te, incollata al pc con la speranza di trovare un teletrasporto (o una passaporta, se sei fan di HP!).
Il Salone è un'esperienza da provare, ma di sicuro occorre un minimo di organizzazione per goderla al meglio (dovrebbe esserci anche un mio vecchio articolo con una guida semi-seria al Salone, dove parlo anche di abbigliamento e app utili). Come tutti gli eventi non è perfetto, ha i suoi lati negativi, ma credo che i pro superino i contro.
Spero che tu riesca a organizzarti per le prossime edizioni!