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giovedì 9 febbraio 2023

Blog tour: The Spare - Il Minore del Principe Harry

Dopo aver subito i racconti della stampa, per un'intera vita, il Principe Harry decide di raccontare la propria versione della storia. Insieme al suo ruolo da working royal, si è lasciato indietro anche il celebre motto dei Windsor, mai lamentarsi, mai dare spiegazioni.

Il Principe Harry fa entrambe le cose, ampiamente, in "The Spare" di cui vi parliamo in collaborazione con Mondadori.

 



Nell’arco di 534 pagine il secondogenito del Re svela la propria storia, dalla morte della madre fin quasi ai giorni nostri. E lo fa con l’aiuto di J. R. Moehringer, uno dei più acclamati ghostwriter ed esperti di memoir.
Non sono convintissima dello stile scelto, piuttosto episodico e poco fluido. Il libro è composto da centinaia di brevi paragrafi disposti in ordine cronologico. Se da un lato hanno il merito di rendere la lettura veloce, adatta anche a chi non è un lettore abituale e preferisce leggere poche pagine per volta, dall’altro, frammentano così tanto il ritmo narrativo che manca quella voglia di riprendere il libro, una volta messo giù. Ammetto di preferire lo stile più lineare di un biografo come Andrew Morton.


Archiviati i commenti sullo stile, addentriamoci nelle vicende.
Harry espone la (sua) verità, dopo aver avuto la sensazione di non essere compreso dai familiari e, di sicuro, di non essere conosciuto dai britannici e dall’opinione pubblica di tutto il mondo.

Grazie a The Spare possiamo comprendere come tutta la vita di Harry sia stata segnata dal lutto per la madre, una perdita non elaborata. Mi ha sorpreso scoprire che lui e William non siano stati seguiti da uno psicologo e che Harry si sia raccontato per anni una versione alternativa della storia, in cui Diana non era morta, ma si era nascosta per sfuggire alla stampa.
In entrambe le versioni, i colpevoli sono sempre gli stessi: i giornalisti.

Dal libro si evince come Harry ritenga la morte della madre un omicidio rimasto impunito, perché i paparazzi presenti non sono mai stati formalmente incriminati e condannati per aver accecato l’autista di Diana, né per aver continuato a fotografare la principessa, invece di prestarle i primi soccorsi.

La stampa si configura come un potere assoluto della Gran Bretagna, la vera antagonista nella vita personale di Harry. I rotocalchi lo dipingeranno come un buono a nulla, rovineranno le sue prime relazioni amorose e metteranno in pericolo le sue missioni con l’esercito, impedendogli di fare il lavoro che ama e di servire la sua patria.

Come reazione alla manipolazione mediatica, il Principe condivide il vero se stesso, senza filtri. Forse si diverte persino a scandalizzare l’opinione pubblica con fatti, per una volta, realmente accaduti.
Se abbiamo scoperto dettagli piccanti di Carlo tramite le intercettazioni, Harry non ha remore a rivelare di aver avuto problemi urologici (e di aver sofferto parecchio) proprio durante le nozze di William e Kate, di aver fatto ampio uso di droghe, di aver ucciso senza sensi di colpa durante il servizio militare.
Il racconto della sua vita sembra completo: la solitudine del lutto, la fascinazione verso l’Africa, la durezza del servizio militare, una certa distanza dalla famiglia e la prima euforia dopo aver conosciuto Meghan, fino al distacco dai Windsor.

Se le prime parti del libro, rispetto alle interviste, non trasmettono così bene i sentimenti di Harry, l’ultima lascia trasparire con chiarezza il panico di sentirsi braccato dalla stampa e il terrore che possa uccidere di nuovo.

The Spare rivela il vero motivo per cui Harry è così arrabbiato con la propria famiglia, soprattutto con il padre e il fratello. Li considera complici di un sistema marcio. Li colpevolizza perché collaborano con la stampa, interagiscono con essa e di fatto la legittimano a interferire nelle loro vite, invece di condannare le loro pratiche abusive.
Sono complici di chi ha messo in pericolo la vita di Harry, Meghan e i loro figli… dopo aver già ucciso Diana.

Le opinioni di Harry sono forti e spingono a riflettere su cosa davvero sappiamo dei Windsor, sull’effettivo potere manipolatorio della stampa… ma anche su di lui.

Ho, purtroppo, avuto l’impressione di avere a che fare con un narratore inaffidabile.

Harry si presenta come il portatore di verità, pronto a riportare l’oggettività dei fatti, ma lui stesso ammette di avere problemi di memoria e difficoltà a ricordare le conversazioni (per non parlare dei potenziali effetti del consumo di droga…), allora come può essere così oggettivo?
Inoltre, a uno sguardo attento, non potrà sfuggire lo sbilanciamento dei rapporti familiari nell’arco del libro. All’inizio, quando voleva sottolineare il senso di solitudine, Harry menziona davvero poco il resto della famiglia, anche se ci devono essere state numerose occasioni di incontro (vacanze, ricorrenze…), invece nell’ultima parte i commenti sgradevoli del padre e del fratello si sprecano.
Per non parlare di alcune incongruenze tra le interviste ( in cui dice che William non ha mai voluto parlare con lui della madre) e il libro (in cui riporta una scena in cui il fratello vorrebbe aprirsi e Harry lo ferma).

Quel che è chiaro, è che Harry intendeva rompere un sistema collaudato e funzionante per il resto della famiglia. Posizioni sfortunatamente antitetiche e inconciliabili.
Non ci resta che continuare a fare i royal watcher per scoprire come finirà la storia, se tornerà la pace nel regno… di Carlo III.

1 commento:

  1. Continuo a pensare che la tua recensione sul libro era per me più interessante del libro in sè. Da quello che dici sembra una specie di "trovata mediatica alla rovescia", non per dire la verità ma per raccontare la propria verità. La cosa che mi chiedo è: avrebbe detto e fatto lo stesso se avesse saputo che la sua famiglia avrebbe potuto dare liberamente una sua risposta a questo libro? Boh.

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