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lunedì 17 dicembre 2018

Recensione: La luna nell'oceano di Benedetta Cipriano

Quando si apre la prima pagina di un romanzo di Benedetta Cipriano bisogna avere la consapevolezza che non si uscirà indenni dalla lettura.
Hope e Nate, Keira e Dave, Jace e Amelie... i personaggi di Benedetta sono tutte anime in frantumi, ognuna diversa ma tutte provate dal dolore, rotte fin quasi a distruggersi e recuperate da un amore salvifico. I loro bordi taglienti graffiano anche il lettore, come se a margine di qualche parola si potesse avvertire il bruciore delle ferite.


Genere: Romance
Pagine: 259
Prezzo Ebook: 2,99
Edito: Self Publishing

Quarta di Copertina:



Il mio nome è Lua e significa luna.
I miei occhi però non sono luminosi quanto quello spicchio perfetto che ogni notte tinge d’oro l’oscurità. Il mio sguardo è ormai spento e la mia mente è come la seconda parte di un romanzo mai concluso.
La mia vita è stata soffiata via, come le foglie con il vento gelido invernale.
Sono distrutta, come un puzzle di cui si sono persi i pezzi. Sono un frammento di un vetro rotto, sono divenuta la malinconia di un tramonto rosso e stanco.
Sono spezzata, eppure combatto, eppure resto in piedi. Eppure ce la faccio.
Ho perso il mio cuore nell’oceano e ho lasciato che i miei ricordi si confondessero tra le sfumature di una conchiglia.
Sono dolore che si mescola alla schiuma delle onde.
Sono il rimpianto che si riempie di salsedine e il ricordo di un’estate volata via troppo in fretta.
Sono pioggia, sono fango, sono un vuoto destinato a non riempirsi mai.
Lui si chiama Maverick e ha gli occhi più blu degli abissi, ma io non posso specchiarmici, perché quegli occhi sono azzurri, sono profondi, sono come il ghiaccio che attanaglia il mio cuore ogni volta che osservo l’oceano.
Lui è la bellezza, la ribellione, la sensualità, la passione, ma è anche ciò da cui devo stare lontana.

Il mio nome è Maverick e sono un ribelle. Ribelle come le onde che cavalco ogni giorno e libero quanto la mia tavola da surf.
Vivo su una spiaggia in prossimità dell’oceano e lascio che sia il vento dolce californiano a portare via con sé tutti i brutti ricordi.
Sono cresciuto senza una meta e ho lasciato che le onde fossero casa mia.
Sulla mia tavola da surf è inciso il mio nome e l’inchiostro da cui è macchiata la mia pelle mi ricorda ciò che ero, lasciando che io scelga di essere ogni giorno ciò che sono.
Lei si chiama Lua ed è bellissima. I suoi occhi sono un campo minato e il suo cuore una bomba pronta a esplodere.
Non mi guarda, ma io la osservo.
Non mi tocca, ma io lo faccio.
Mi sfugge, ma io la prenderò, perché quel cuore celato dietro una barriera di cristallo sente ancora il bisogno di tornare a battere.
Sono Maverick, sono un combattente e lei è la mia piccola luna da conquistare.
E io lo so, sarà mia.



Che dolore è più grande di quello di una madre che perde un figlio?

L'apertura de "La luna nell'oceano" l'ho trovata quasi eccessiva, con uno struggimento esagerato in cui non riuscivo a calarmi. Lua poi era lontana, in un posto nel quale era scappata per sopravvivere al lutto, ma dal passato non c'è modo di fuggire, finché non ci fai pace. E così Lua torna dalla propria famiglia, nel ristorante dei genitori, tra le braccia della saggia nonna Rida, nella casa in cui suo figlio Diego cresceva, giocava, viveva.
Diego, però, è stato inghiottito dal mare. Portato via dal suo grande amore, quell'oceano che lui avrebbe voluto domare su una tavola da surf. Da allora Lua ha paura dell'acqua, un rancore che non riesce a placare. Almeno fin quando non incontra Maverick Logan Slater.
Occhi azzurri come il mare, un fisico scolpito e una vita tatuata addosso, dal braccio al collo. Maverick che è irriverente, che non lascia scampo, che "parla sporco". Maverick è vita mentre Lua si lascia morire poco a poco. E tra loro, invisibile come un angelo custode, un bambino che prima di sparire aveva riempito le giornate di sua madre e del surfista che vedeva come un idolo, come il padre che non aveva mai avuto.

A questo punto lo struggimento di Lua è diventato più comprensibile, quando la disperazione viene mostrata attraverso la tenerezza del passato, la straordinarietà di un bambino che riusciva quasi sempre a ottenere ciò che voleva, un appassionato di onde e conchiglie, che voleva imparare a volare sulle mare.
Tra le cose che mi hanno colpita di questo romanzo c'è di sicuro la dolcezza che Diego ispira, la maniera travolgente e delicata allo stesso tempo con cui riusciva a entrare nelle vite degli altri, nei giorni di uno come Maverick, che di famiglia ne sapeva poco e di bambini ancora meno.
Maverick, insieme a Diego, è il pezzo forte del romanzo.
Forse perché Lua è troppo distrutta per guidare la narrazione, è Maverick a far girare le pagine, a far desiderare di proseguire nella lettura.
E no, non sto parlando (come di sicuro faranno tante altre) di addominali da sballo e "talk dirty" (che ci sono, eh!).
Sto parlando di un personaggio maturo, un uomo con cui la vita non è stata generosa, che ha imparato a sudarsi ogni traguardo, eppure non ha perso la sensibilità. Un uomo capace di tenerezza nell'accogliere un bambino con il suo stesso amore per le onde, un uomo paziente con le invasioni di Diego e con il dolore straziante di sua madre. Un uomo che è istinto e passione, ma è anche responsabilità e senso di protezione.
Una menzione speciale va anche a Weston Boucher, il modello che ha prestato il volto (e non solo!) a Maverick. Benedetta Cipriano è stata capace di plasmare un personaggio che sorprende per concretezza, a tal punto che mentre leggevo mi sembrava di vedere Weston e quando seguivo Weston su Instagram vedevo Maverick. Lo sguardo azzurro, la forza a stento trattenuta che si evince nella copertina, il carisma... Maverick è di sicuro un gradino al di sopra dei precedenti personaggi di Benedetta Cipriano (anche se Nate resta il mio primo amore).

A proposito di addominali, va detto che nel romanzo ci sono scene di sesso esplicito. Tra Lua e Maverick si accendono scintille che divampano e che i protagonisti non trattengono.
Avendo in parte criticato questa scelta nel romanzo precedente della stessa autrice (Tutti i tuoi respiri) devo ammettere che in questo libro le scene di sesso si incastrano molto meglio. I protagonisti sono più consapevoli di se stessi, della passione che li lega, dell'attrazione che in un certo senso li fa sentire vivi a dispetto del lutto. Non c'è solo disperazione tra loro, com'era per Jace e Amelie, ma voglia di rivalsa verso la vita, di ritrovare l'uno tra le braccia dell'altro parte del calore che si credeva perduto, di convincere il cuore a ricominciare a battere, pur facendolo attraverso la fame del corpo.

Benedetta Cipriano si conferma un'autrice coraggiosa, nel far sperimentare ai propri personaggi le sofferenze più profonde che l'animo umano possa provare, ma lo fa sempre con il filtro dell'amore salvifico, della vita che sembra interrotta e che invece continua, rifiorisce, ogni giorno.

Per mettervi un po' di curiosità sul romanzo, vi dico che il secondo epilogo mi è piaciuto molto più del primo. E per scoprire come mai ce ne siano due siete costretti a leggere "La luna nell'oceano".

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