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lunedì 13 novembre 2023

Recensione: Talking at night di Claire Develey

Talking at night è la storia di un amore frammentato. Un legame che i protagonisti tessono e lasciano cadere, una maglia che si allenta eppure non si rompe mai del tutto.
Un fenomeno del booktok, ma molto diverso dai soliti. Un esordio potente, struggente, che merita la vostra attenzione.

Quarta di Copertina

"Talking at night" è la storia di Will e Rosie. Il cattivo ragazzo e la brava ragazza. Si incontrano da adolescenti, e si riconoscono subito. Si innamorano tra musica degli anni '90, lunghe passeggiate per tornare a casa, sguardi nascosti, tramonti e falò in spiaggia e telefonate nella notte. Sono destinati a essere l'amore della vita ciascuno dell'altro. Finché un giorno non accade una tragedia, e ogni possibilità di stare insieme sembra distrutta. Ma quella tragedia - e il loro sentimento - è ciò che li terrà sempre legati. È una riflessione sull'amore e sull'amicizia, e sull'essere nel posto giusto al momento sbagliato. Una storia di seconde opportunità, di opportunità perdute, di parole e di non detti, di vita che si mette di traverso e, forse, di un lieto fine.


Will e Rosie si conoscono da adolescenti, i loro sguardi si impigliano davanti a un falò.
Rosie è timida, schiacciata delle aspettative altrui. Non parla molto, ma sa cantare bene. La sua voce si imprime a fondo nel cuore di Will. Lui che non se l'aspetta perché pensa spesso alle ragazze, ma non in quel modo. Non come se gli importasse.
A dispetto della sua cattiva reputazione, lui è l'unico a porre le domande giuste, a saper penetrare i silenzi di Rosie, a farla sentire più viva.
E come il più tipico dei cliché, gli opposti si attraggono.
Questo è prima che la tragedia si abbatta su loro due, e su quel delicato ma resiliente amore di gioventù.

Dopo c'è una vita che sembra scorrere normalmente, nonostante tutto, Rosie va all'università, incontra un bravo ragazzo. Si cala in quel futuro adulto e responsabile che la sua famiglia ha sempre desiderato per lei.
Will resta in città, ma col desiderio di vedere il mondo. Irrequieto come è sempre stato.
Sarà lo stesso dolore che li aveva separati a farli rincontrare. Una fuga, un momento rubato che sa di "Quello che avrebbe potuto essere", ma che finisce perché i protagonisti non sono pronti a lottare. Comincerà così la loro abitudine lacerante di ritrovarsi e perdersi, che durerà anni, anche molto, molto dopo quel martedì nero.

Seguiremo Rosie e Will per circa quindici anni, un lungo lasso di tempo che il libro scandisce in tre parti (Prima, dopo e molto dopo). Ci affezioneremo a due adolescenti, con l'insicurezza e la fiducia nel futuro tipiche di quell'età, li vedremo spezzarsi, scivolare nell'età adulta cercando di riempire i vuoti, di restare in equilibrio sulle loro fragilità.
I protagonisti tesseranno una relazione fatta di occasioni mancate, di parole non dette ("Vorrei aver fatto con te tutte le cose che ho fatto"), all'interno di due vite in cui l'autrice scava a fondo. Si parla di salute mentale, di perdita, di famiglie disfunzionali e dipendenze, ma con una strana e cruda delicatezza.

Talking at night non è un libro su cui è facile esprimersi, perché i personaggi a volte sono davvero frustranti. Ci sono scene in cui vorresti solo scrollarli fino a che non trovano il coraggio di essere onesti, di dire ciò che desiderano davvero. Invece si fermano sempre un attimo prima, perché, come dice Will "Ero giovane, stupido e impaurito. E sono ancora alcune di queste cose". Allora li perdoni, perché il loro dolore lo capisci, il loro terrore di deludere gli altri lo senti.

Rosie e Will sono due persone fragili, che ci metteranno molto a dare il giusto valore ai propri desideri. Se Will scende prima a patti con l'imperfezione della vita, a Rosie servirà una spinta, bella forte, quasi sul fondo del romanzo, e se all'inizio sembra un'altra scelta snervante dei personaggi, poi si capisce che era esattamente ciò di cui c'era bisogno.

Ho sentito molti lettori criticare lo stile in terza persona, con discorso indiretto, scelto dall'autrice. A me è piaciuto, l'ho trovato adatto al tono accorato e delicato del romanzo.
La prima persona sarebbe stata troppo immediata, troppo invadente, per due personaggi che, in fondo, non fanno altro che tenere tutto a distanza, sia la felicità che la sofferenza.
Alcuni lettori hanno comparato questo romanzo a quelli di Sally Rooney, io ammetto di aver preferito Talking at night rispetto a Dove sei mondo bello.
Sally Rooney è molto più cruda, secondo me, priva di orpelli, meno empatica. Nemmeno Claire Daverley fa sconti nel descrivere i suoi personaggi, è ruvida con i loro difetti, ma riesce a trattarli con una delicatezza intrisa di malinconia che mi ha colpita molto di più.

Talking at night non è un libro perfetto. Spesso è lento, prevedibile anche nei colpi di scena (soprattutto all'inizio), alcune situazioni sono ripetitive, e ci sono punti in cui vorresti alzare gli occhi al cielo. Eppure è quasi incredibile sia un romanzo d'esordio, perché ha una voce intensa e personaggi per cui tifi anche quando un po' li odi.

Insomma, non fa per voi se siete lettori impazienti e non amate i protagonisti indecisi.
Fa per voi se siete pronti a leggere uno stile diverso da quello in trend e avete una predilezione (un po' masochista, secondo me) per i tira e molla.

3 commenti:

  1. Avevo letto la trama e mi aveva messo curiosità, poi la tua bellissima recensione mi ha messo ancora più in crisi: da un lato mi attrae, dall'altro non so se sono pronta a leggere un romanzo con tematiche importanti come queste, in questo momento, per di più con personaggi che attraversano momenti bui e si perdono. Però ci sono quei periodi in cui vuoi farti un po' male, come quando guardi Ghost per la millesima volta e sai che piangerai lo stesso: credo che sarà allora che mi ricorderò di questo tuo suggerimento. Grazie per aver portato un titolo u po' diverso da tutti gli altri. 🩷

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  2. Sono io a ringraziarti per il commento! Talking at night è molto diverso dai soliti trend del booktok, forse per questo sta facendo molto rumore. È un romanzo sommesso, con momenti molto tristi. In effetti hai colto la sensazione. È una di quelle storie in cui piangi, eppure un po' la ami.

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