Molti lettori definiscono Hogwarts la propria casa. Per me "casa" è Camelot.
La magia è nata con Merlino, l'oscurità con Mordred e Morgana, Artù è stato l'eroe per cui tifare fino alla fine, anche se conosci le sue debolezze, le sue imperfezioni.
Quando dalla Giunti (che mi ha fornito la copia digitale) mi hanno proposto di leggere Artia di Camelot l'ho fatto con uno strano stato d'animo, un misto di curiosità e diffidenza perchè, negli ultimi tempi, anche Camelot sta diventando una terra da rielaborare, in cui innestare temi profondamente moderni e politicamente corretti. E io ho amato le Cronache di Camelot di Jack White, nella loro ingiustizia e spietatezza.
Mi sarà piaciuto? Continuate a leggerlo per scoprirlo!
Genere: Fantasy Storico / Retelling
Pagine: 528
Prezzo Cartaceo: 18 €
Prezzo Ebook: 9.99 €
Edito: Giunti
Quarta di copertina:
Per Artia, sedici anni, il futuro sembra già scritto: un matrimonio che altri hanno deciso per lei, come si conviene a una ragazza di buona famiglia. Solo che lei non ci sta: rivendica il diritto di scegliere la propria strada, opponendosi alle convenzioni e alle forze contrapposte che conoscono il segreto della sua nascita e che vorrebbero usarla nel grande gioco di potere che ruota attorno al trono. Nella lotta tra chi la vorrebbe eliminare e chi invece vorrebbe spingerla verso una misteriosa spada infilata in una roccia, Artia dovrà decidere chi è davvero. La sua risposta può cambiare il futuro della Britannia. Una storia coinvolgente con protagonisti a cui è impossibile non affezionarsi.
Non avevo mai letto nulla di Cecilia Randall, anche se ne conoscevo la fama, e devo dire che fin da subito mi ha fatta affondare nella sua storia.
La prima cosa che mi ha colpita è stata la capacità descrittiva, ci sono scene in cui Artia vaga per i boschi e sembra di sentirne l'odore, di avvertire la consistenza del muschio sotto i piedi e l'umido della sera che scende.
Con la protagonista ci ho messo un po' a entrare in empatia. Artia è una ribelle, è nata in un'epoca in cui le donne erano merci da cedere tra padre e marito, sceglie di sottrarsi a un fato già scritto e fuggire, per cercare la propria libertà e il vero amore che hanno tentato di strapparle. Coraggiosa fino all'avventatezza, affronta i rischi correndo a testa bassa, senza pensare troppo al futuro, a dove sta andando. Capisce che da donna non può ottenere ciò che vuole e allora veste i panni di un ragazzo, fino a che questo travestimento non sarà più una sua scelta ma un altro obbligo. Artia inizia a vivere la vita di un cavaliere e noi cominciamo a respirare l'aria del ciclo bretone, le trame di Merlino, l'ambizione di Uther e la bellezza di Igraine. Anche dietro i panni di uno scudiero, Artia resta una pedina in un gioco misterioso, letale e più grande di lei.
L'autrice è stata brava nel miscelare la trama politica legata all'instabilità del regno di Uther, con la componente magica e la crescita della consapevolezza personale di Artia.
Il fil rouge di tutta la narrazione è, infatti, l'autorealizzazione della protagonista. Il liberarsi completamente da ogni giogo, l'arrogarsi il diritto e il potere di scegliere per se stessa, sempre, senza compromessi. La protagonista di un romanzo fantasy storico che grida un messaggio quanto mai moderno.
Perchè Artia non cerca la libertà come semplice essere umano, ma ribadisce la sua personalità, il suo essere donna e non accettare limitazioni in quanto tale.
Cecilia Randall porta un tema attuale e lo cala nel regno di Camelot, un tessuto che ha conosciuto grandi donne ma sempre con un'etichetta addosso (Ginevra la regina adultera, Morgana la strega crudele), e riesce a farlo con sapiente maestria.
La mia diffidenza, il senso di spaesamento e terrore, che mi facevano temere la delusione dietro l'angolo sono state tacitati da un espediente narrativo finale che ho trovato geniale, e che ovviamente non posso svelarvi. Da fan di Re Artù e della Camelot più familiare, non ho visto il mio mito distrutto, anzi, Cecilia Randall è riuscita a inserire la sua storia nel rispetto di quella "originale" (o delle versioni ormai più conosciute), così facendo ha reso facile anche affezionarsi alla sua Artia e ai cavalieri di Cornovaglia. Infatti, attorno alla protagonista, ruotano una ridda di personaggi minori che sono ben caratterizzati e distinguibili, anche se occupano poco spazio tra le pagine.
Se ho sempre desiderato spiare la Tavola Rotonda di Re Artù, oggi mi siederei volentieri a un banchetto tra i cavalieri di Artia.
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