Chi mi conosce da tempo sa che ho una passione sfrenata per il ciclo arturiano e che, fin dai miei esordi sul web, ho parlato di Re Artù e il fido Merlino. Potevo mai lasciarmi scappare una collaborazione con Fanucci (grazie per l'ebook!) dedicata a un retelling sulla tavola rotonda?
Legendborn è il primo capitolo di quella che si prennuncia essere una nuova serie fantasy di successo, con tanto di serie tv in corso di produzione, e che spero tanto possa avvicinare i più giovani a quello che è un mito intramontabile: Camelot.
Quarta di Copertina:
Dopo che sua madre ha perso la vita in un incidente, la sedicenne Bree Matthews vuole lasciarsi tutto alle spalle. Il programma per liceali promettenti organizzato dall'Università della Carolina del Nord sembra l'occasione perfetta. Proprio durante la sua prima festa al campus, però, Bree nota delle misteriose presenze soprannaturali che seminano caos e violenza fra gli studenti per nutrirsi della loro energia. Un ragazzo tenebroso e affascinante di nome Selwyn Kane interviene per cancellare nei testimoni qualsiasi memoria dell'attacco, ma la sua magia non ha effetto su Bree che, anzi, ricorda di colpo molti particolari riguardo alle circostanze in cui è scomparsa la madre: possibile che la sua morte nasconda dei segreti magici? L'occasione per approfondire il mistero arriva grazie a Nick, il ragazzo più popolare dell'università, che le confessa l'esistenza della società segreta dei Leggendari. Quando questi si rivelano essere i discendenti dei cavalieri di re Artù e annunciano che una guerra magica sta per scoppiare, Bree deve decidere fino a che punto spingersi per scoprire la verità: userà la sua magia per abbattere la società, o si unirà alla battaglia?
Bree comincia il corso preuniversitario colma di rabbia per la morte di sua madre, un dolore urticante che le impone di tenere costantemente le proprie emozioni sotto controllo, per non esplodere. Un autocontrollo così ferreo che la spinge a creare quasi una nuova versione di se stessa, più allegra, più sfrenata, più viva. Ma i suoi sforzi rischiano di essere mandati in fumo quando i suoi occhi incrociano quelli di un ragazzo dai capelli scuri...intento a uccidere un mostro.
Questo è solo l'ingresso di Bree in una società segreta, un mondo intessuto di segreti secolari, tenuto in vita dalle dinastie degli antichi cavalieri della tavola rotonda. Tristano, Galvano, Belivere, Lancillotto... tutti hanno un erede da designare tra i giovani studenti del campus, fino a Re Artù. È solo questione di tempo prima che lo spirito del Re che fu e che sarà si manifesti per chiamare Nicholas. Tempo che corre inesorabilmente verso Camlan, la lotta finale in cui il bene dovrà sconfiggere il male o sarà tutto perduto. Soprattutto adesso che i demoni si moltiplicano e mettono in serio pericolo gli studenti e le stirpi.
Bree si era insinuata nella società segreta solo per scoprire la verità sulla morte di sua madre, ma non può ignorare la minaccia che incombe sui suoi nuovi amici, né i sentimenti per Nicholas l'erede di Artù, men che meno il brivido che le scorre sulla pelle quando gli occhi del giovane Merlino si posano su di lei.
Se dovessi descrivere questo romanzo in una frase sarebbe:
Merlin incontra Shadowhunters, all'interno di un college americano.
Questa nuova versione di Camelot, infatti, disegna una tipica serie fantasy young adult. I protagonisti sono giovani, vanno alle feste, si imbattono nei primi amori e sono perseguitati dai compiti. Ma tra una lezione e l'altra indossano armature, combattono nei tornei e hanno la consapevolezza di essere sacrificabili in vista di un bene più alto: la vittoria del bene sul male.
Questo punto di vista mi ha ricordato molto shadowhunters: un gruppo di adolescenti, famiglie legate da rapporti secolari, custodi di segreti messi in pericolo da una nuova arrivata.
Ma Bree è davvero un'estranea?
La caratterizzazione più eclatante all'interno del romanzo è di sicuro quella di Bree, perché introduce "a Camelot" il tema del razzismo. Permea così tanto le pagine che, secondo me, avrebbe dovuto essere citato anche all'interno della quarta di copertina.
Bree non è una ragazza qualunque, è una ragazza nera. E lo ribadisce con orgoglio, con consapevolezza e con sofferenza. Si ferma spesso a riflettere sulla differenza tra lei e il resto dei ragazzi della società segreta, loro sono vissuti negli agi, in famiglie ricche e conoscono i propri alberi genealogici a volte fino al medioevo. Lei invece non ha conosciuto nemmeno sua nonna e, di sicuro, non conosce le proprie radici, perché gli schiavi da cui discende non avevano nome, né dignità, almeno per i bianchi che li sfruttavano per creare la grandezza della propria nazione, e poi rubarne ogni merito. Lo schiavismo, la cultura e l'orgoglio raziale sono temi centrali all'interno del libro, che si intrecciano alle vicende della Tavola Rotonda in maniera fondamentale, sotto tutti i punti di vista, persino nell'elemento magico.
Nicholas mi ha ricordato tanto Artù di Merlin. All'apparenza un superficiale, che in realtà avverte il peso del mondo sulle proprie spalle e nasconde un'indole premurosa. Certo, il suo fascino romantico viene adombrato da Selwyn, il Merlino più potente della sua generazione. Selwyn è cresciuto con lui, come una sorta di fratellastro, ma addestrato fin da bambino a servirlo e proteggerlo, come ogni Merlino fa con il proprio erede di Artù.
Selwyn è il personaggio che evolve maggiormente all'interno del romanzo, dapprima ammantato di uno charme oscuro, pian piano svela la propria vulnerabilità. E il suo rapporto con Bree muta di pari passo, fino a formare una sorta di triangolo tra loro due e Artù, il fratellastro per cui prova un miscuglio di amore e odio, stima e rivalità. Sono molto curiosa di vedere come cambierà l'equilibrio tra le punte di diamande de I Legendari.
Tiferò (di nuovo) per la coppia sbagliata?
In sostanza, in Legendborn non troverete i castelli della cara vecchia Inghilterra, né quel fascino medievale che ha sempre circondato Camelot, bensì la dinamicità di un esclusivo ed elegante college americano.
Credo che questo romanzo potrebbe piacere molto ai giovani lettori, che potranno rispecchiarsi nei personaggi. Mentre alcuni punti potrebbero far storcere il naso ai puristi e agli "storici" amanti del ciclo arturiano, anche perché i nuovi temi dell'inclusività e del razzismo, oltre al nuovo target, vanno, in certi momenti, a discapito della caratterizzazione dei personaggi "originali" della tavola rotonda e persino della tensione narrativa. Ci sono momenti in cui il ritmo cala, oppure ci si dedica troppo a uno dei temi e non agli altri.
A proposito dell'inclusività, in Legendborn ci sono personaggi di diverse etnie, orientamenti e identità sessuali. Purtroppo, l'effetto inclusivo è affievolito dalla quantità di personaggi secondari, troppi, sempre concentrati nelle stesse scene, tanto che è difficile tenerli a mente e riconoscerli. Peccato!
Da amante del ciclo arturiano sono commessa all'idea che Merlino e i cavalieri della Tavola Rotonda siano ancora in grado di ispirare le persone, di essere al centro di nuove storie, di rinascere ancora e ancora, come si dice che farà Artù quando ci sarà bisogno di lui.
Nelle note finali, l'autrice rivela di aver creato Legendborn per reagire a un momento difficile, proprio come la sua protagonista, e a ben vedere, forse il Re della leggenda è davvero tornato in soccorso di chi si ricorda ancora di Camelot.
Se volete immergervi nella società segreta de I Legendari vi lascio il link amazon e quello di un simpatico test per scoprire a quale stirpe appartenete.
Io sono della stirpe di Artù! :D
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