La tecnologia e io abbiamo un rapporto di diffidenza reciproca, deve essere per questo che il blog ogni tanto mi sabota e non mi pubblica gli articoli... Nelle bozze è rimasta anche la recensione de "L'angelo e il duca", pubblicato da O.D.E edizioni.
Ebbene, posso catalogarlo come il romance storico stilisticamente più strano, tra quelli che ho letto da un po' di tempo a questa parte. Scoprite perchè...
Genere: Romance storico
Pagine: 177
Prezzo Ebook: 2,99
Prezzo Cartaceo: 12,99
Edito: ODE editore
Pagine: 177
Prezzo Ebook: 2,99
Prezzo Cartaceo: 12,99
Edito: ODE editore
Londra, seconda metà dell'Ottocento.
È una fredda notte invernale quando Brandon Bromley Duca di Davenham intravede per pochi istanti la chioma bionda del celebre fantasma del teatro St.James.
Un'apparizione fugace ma sufficiente a legare due destini apparentemente distanti.
Un uomo cinico, di bell'aspetto e di rado sorridente. Un uomo che ha imparato a sue spese quanto l'amore di una donna possa essere un appannaggio per stolti sognatori. Tuttavia, quella vita che sembra essere stata dura con lui ha in serbo qualcosa di più di promiscue nottate al Cardinal's Hat.
In una Londra vittoriana e in un'Europa illuminata dal Positivismo una storia di amore, intrighi, tradimenti e vendette.
Ho accettato la collaborazione per questo romanzo attirata dal riferimento a un fantasma in un teatro.
Lo ammetto, ho il brutto vizio di partire in quarta con l'immaginazione subito dopo aver letto una quarta di copertina stuzzicante. E qualche volta prendo un abbaglio, come in questo caso.
Dimenticate il fantasma dell'opera, perché non c'è nessuna giovane affascinante e sedotta dalla musica, quanto piuttosto un povero orfanello che sopravvive come può lungo le scale del teatro. Teatro che non avrà alcuna rilevanza all'interno della trama.
Il Duca di Davenham si imbatte per caso in questo giovane, uno dei tanti poveracci che affollano le vie di Londra durante il periodo vittoriano. Eppure lui ha qualcosa di speciale, qualcosa che lo attira in maniera irresistibile, tanto da decidere di portarlo a casa con sé, di assicurargli un tenore di vita più protetto e con più agi.
E già qui ho un po' storto il naso, perché il Duca è attratto da un giovanotto. E, per quanto l'autrice lo faccia riflettere sulla stranezza della cosa, l'ho trovato un tema trattato un po' troppo alla leggera, considerata la sorte riservato all'epoca agli omossessuali (ricordiamo tutti Oscar Wilde). Comunque, l'ostacolo viene superato dalla scoperta, quanto mai opportuna, del fatto che il giovanotto sia in realtà una fanciulla.
Ovviamente bellissima.
Ovviamente pura.
Però anche orgogliosa e che oscilla tra la ribellione e la devozione più assoluta al Duca.
Ecco, in alcuni casi l'ostinata subordinazione al Duca l'ho trovata quasi parossistica. Tutto il romanzo è percorso da toni un po' ancien regine, melodrammatici, che mi hanno ricordato il lessico dei vecchi romanzi della rosa. Ditemi che qualcuno ricorda la celebre collana della Salani, che io adoravo.
Uno stile un po' passato, per certi versi, ma comunque curioso da ritrovare in un romanzo appena pubblicato.
Uno stile un po' passato, per certi versi, ma comunque curioso da ritrovare in un romanzo appena pubblicato.
Il problema è che l'autrice si concentra molto sulle reazioni dei personaggi restando, però, in superfice. Il Duca parla di sé come un uomo che fatto cose orribili. Ma cosa?
Noi lo vediamo solo come un uomo raggirato dalla prima moglie e poi innamorato di una ragazza troppo giovane e troppo innocente per lui. Un bel personaggio, che però non acquista tridimensionalità, a cui non sono riuscita ad affezionarmi del tutto.
Noi lo vediamo solo come un uomo raggirato dalla prima moglie e poi innamorato di una ragazza troppo giovane e troppo innocente per lui. Un bel personaggio, che però non acquista tridimensionalità, a cui non sono riuscita ad affezionarmi del tutto.
L'ambientazione mi ha per certi versi disorientata, perché ci si sposta di continuo dalla Francia all'Inghilterra e dalle descrizioni si avverte un'atmosfera molto ricca, che mi ha trasportata un secolo troppo indietro. C'è qualcosa di settecentesco, per essere una vicenda impostata nell'ottocento.
Per finire, ho letto qualche recensione in rete, alcune delle quali sottolineano la similitudine tra l'Angelo e il Duca e la Pedina Scambiata di Georgette Heyer.
Vi vedo, qualcuno avrà avuto un brivido, perché sapete quanto valore dia alla mia adorata e inarrivabile Georgette. Senza dubbio qualcosa del rapporto e delle dinamiche tra i protagonisti è simile: il travestimento della protagonista femminile, il senso di protezione di quello maschile, il trucco dell'agnitio... però sono comunque espedienti piuttosto usati nella narrativa, specialmente quella storica e romantica.
Insomma, L'angelo e il duca è un romanzo davvero particolare, divertente da leggere proprio per lo stile retrò, che purtroppo, però, non mi ha convinta del tutto.
Se volete dare un'occhiata al libro, questo è il Link
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