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lunedì 2 novembre 2020

Recensione "Tutti i baci che non ti ho ancora dato" di Naike Ror

"Tutto il blu che parla di noi" l'ho trovato un vero capolavoro. Cosa avrò pensato di "Tutti i baci che non ti ho ancora dato", secondo capitolo della duologia di Naike Ror? 
Continuate a leggere l'articolo per scoprirlo!

Genere: Romance
Pagine: 426
Prezzo Ebook:3,99
Prezzo Cartaceo: 9,99
Serie: I colori dell'amore #2
Edito: Amazon Publishing

Quarta di Copertina

Sotto la neve del Montana si nasconde la primavera di Kathleen

Cosa ci fa Kathleen Howard Moore, col suo parka di cashmere e gli stivaletti di alta moda italiana, in uno sperduto paesino delle Montagne Rocciose? Per di più sola e senza un soldo? Eppure fino a qualche mese fa nella sua vita c’erano prestigiosi incarichi nelle ambasciate statunitensi di tutto il mondo, una famiglia ricca e rispettata, un fidanzato bello e potente... che poi l’ha tradita e annientata. È riuscito a portarle via tutto, lasciandole solo un gelido vuoto nel cuore e un’avvelenata voglia di vendetta. E Kathleen ha deciso di ripartire dall’inizio, dalle sue origini, da quella madre che la dette in adozione agli Howard Moore appena nata. Saint Mary, in Montana, è il piccolo villaggio di montagna dove cercarla, e dove Kathleen spera anche di ritrovare se stessa. Ma boschi innevati, buona cucina tradizionale e tranquilla vita di paese possono davvero riscattare una rampante newyorkese, abituata a ristoranti stellati e tacchi vertiginosi? E se, oltre alla sua famiglia di origine, Kathleen trovasse a Saint Mary anche un uomo capace di tenerle testa, con una lingua tagliente e dei magnetici occhi verdi? Allora forse quel riscatto tanto cercato potrebbe veramente realizzarsi, e nel modo più dolce e inaspettato...



"Tutti i baci che non ti ho ancora dato" è la seconda parte di una storia già iniziata con "Tutto il blu che parla di noi" ma, ancor più, rappresenta l'altra faccia di un lieto fine. Perché alla felicità di qualcuno, alle volte, corrisponde il dolore di qualcun altro.

La relazione di Fareed e Faith nel libro precedente mi ha totalmente stregata. Fareed è un personaggio ipnotico, spesso, prepotente e Faith è una ragazza solo all'apparenza fragile, è un fiore che non si piega, la loro passione nasce da un inganno ben orchestrato e intenzionato a mietere vittime, ma dove l'amore salva Faith, per Kate, a un passo dal convolare a nozze con l'uomo innamorato di sua sorella, non c'è speranza di salvezza.
Kate mi ha incuriosito molto già nel primo romanzo, perché ho sempre trovato Faith troppo parziale ed egocentrica nel descrivere questa sorella fredda e snob. Si intuiva che sotto ci fosse altro. E sono stata felice di poter conoscere meglio la prima signorina Howard-Moore.
Kate è come una regina del bel mondo newyorkese, abituata al lusso, al potere, non si è mai adagiata sugli allori di una famiglia influente, ma ha lottato con tutta se stessa per conquistare un posto di rilievo nell'ambiente diplomatico. Kate è abituata a primeggiare, a tenere la testa alta, a rendere orgogliosa quella famiglia che l'ha adottata e le ha aperto le porte di una società nella quale, altrimenti, difficilmente sarebbe stata ben accetta.
Ma i piani di vendetta di Fareed e il suo amore per la piccola Faith tolgono a Kate ogni certezza, gli Howard Moore, con una crudele manovra economica, sono scaraventati fuori dal loro ambiente, perdono ogni ricchezza e impiego. Kate viene pugnalata dall'uomo che avrebbe dovuto amarla e dalla sorella di cui, in fondo, aveva sempre avuto cura. Se nemmeno gli Howard-Moore non sono più gli stessi lei, allora, chi è?

In preda a una crisi quasi esistenziale, Kate parte per il Montana alla ricerca delle proprie origini, di quella madre che non l'ha voluta ma che, a ben vedere, le ha permesso di avere un futuro migliore. Ma a San Mary è difficile avere molte cose: segnale per il telefono, wi-fi, un suolo adatto alle sue scarpe col tacco, una temperatura mite e anche risposte.
All'apparenza le persone del luogo rispecchiano quella natura aspra e chiusa. Melody, la proprietaria dei bungalow in cui Kate soggiorna, è scostante, sospettosa, mentre suo cognato Ryan è privo di buone maniere. Lo scontro con Kate, abituata alle raffinatezze della diplomazia ma anche a tenere testa a chiunque, è immediato.
Kate e Ryan sono il prodotto di due universi inconciliabili, New York e un minuscolo paese del Montana, l'asfalto e la natura incontaminata, la diplomazia e la franchezza totale. Eppure, ogni loro screzio finisce col tagliare un pezzo delle loro sovrastrutture. Kate non è fredda come sembra, Ryan non è burbero come si mostra, per lei il lusso non è una necessità e lui non è un perfetto cavernicolo. Si tolgono strati di dosso, in modo a volte feroce, per arrivare entrambi alla propria, semplice, identità ai loro veri bisogni.
Ciò che credevano di volere, di dover essere, forse non è poi ciò che desideravano davvero.
Ma saranno in grado di restare uniti, oltre le loro differenze?
E sono, poi, così diversi?

"Tutti i baci che non ti ho ancora dato" era un romanzo che aspettavo con ansia di poter leggere, perché Kate mi aveva davvero incuriosita e speravo che l'autrice le desse il lieto fine che meritava, che salvasse l'unica vera vittima della storia.
Ma, se devo essere onesta, questo libro non ha completamente soddisfatto le mie aspettative.
"Tutto il blu che parla di noi" è diventato uno dei miei romance italiani preferiti, perché è complesso, perché è una storia d'amore ma anche di vendetta, di seduzione e potere. Sfaccettato, ricco, implacabile.
Al contrario, e forse proprio per "reazione" al primo capitolo della vicenda "Tutti i baci che non ti ho ancora dato" brilla per linearità e semplicità della vicenda. L'ho trovato un romance piacevole, ben scritto, ironico ma anche profondo in alcuni momenti, insomma un libro che avrei apprezzato molto di più se non l'avessi paragonato al precedente, perché mi sembra schiacciato da un gigante.

Avevo sperato di rivedere il mondo affascinante della diplomazia, di capire come Fareed e Faith avrebbero rimediato alle loro vittime innocenti, di trovare una Kate capace di ergersi di fronte a un tradimento che, in realtà, è una mera sfortuna cosmica. Invece, Naike Ror traccia una strada diversa per la propria protagonista, Kate è una feticista dell'asfalto che in un certo senso "si redime", che scopre di avere bisogni diversi, che lascia andare una parte di sè per abbracciarne un'altra più genuina (Ok, con un'attrattiva come Ryan non le si può dar torto).
Ryan Parker è un protagonista spigoloso, uno che attacca prima che lo si attacchi, che mette paletti, che non rende mai le cose facili, però è onesto. Franco fino alla maleducazione.
Decisamente l'opposto di Fareed, che al contrario è l'inganno fatto uomo. E forse per questo Kate può amarlo, può provare a fidarsi di nuovo.

Menzione d'onore ai personaggi secondari, se non ho trovato del tutto brillanti Faith e Fareed, sono rimasta intenerita dal padre delle giovani Howard Moore, ho continuato a immaginare la madre come la signora Gilmore. La comunità di San Mary era tratteggiata in modo sapiente, Melody l'ho apprezzata più di quanto non abbia fatto con Faith e la sua storia con Abel, forse, avrebbe meritato un romanzo a sè. Sono una coppia davvero stupenda. Le radici materne di Kate sono fertili, le forniscono un rifugio nel momento in cui ne ha più bisogno. Ed è stato bello vedere il suo rapporto con questa "famiglia alternativa". Mi è sembrato un po' incoerente, però, che non cercasse di avere rapporti con un altro personaggio, egualmente importante per le sue radici, che viene spesso nominato ma che non si mostra, nè lo si ricerca. (Parlo in modo velato per non fare spoiler, credo che chi abbia letto il romanzo capisca, spero!)

Ho pensato molto a questo a romanzo, mentre lo leggevo e anche in seguito. Se devo essere oggettiva è bello, davvero ben scritto, mi ha ricordato "L'amore secondo me" di Cassandra Rocca, che ho adorato.
Se, però, posso lasciarmi andare a riflessioni del tutto parziali e soggettive sono rimasta disorientata, ma per colpa delle mie sole aspettative, dell'aver immaginato qualcosa di diverso. Alzo le mani, la storia è dell'autrice e, comunque, sono felice di sapere Kate finalmente al sicuro, tra le braccia del proprio lieto fine.

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