La prima recensione del 2020, in realtà, è una lettura dell'anno scorso. "Tutto il blu che parla di noi" è stato uno dei romanzi più coinvolgenti del 2019 e voglio pensare che questo primo articolo sia di buon auspicio per tutte le recensioni dei prossimi mesi.
Genere: Romance
Pagine: 365
Prezzo Ebook: 3,99
Prezzo Cartaceo: 9,99
Edito: Amazon Publishing
Quarta di Copertina:
La giovane e bella Faith Howard Moore ha una grande passione: la pittura. Dipinge con le dita, usa sempre il blu e solo di fronte a una tela riesce a sentirsi libera e felice. La sua famiglia, tuttavia, ha ben altri piani per lei. Gli Howard Moore sono una celebre dinastia di diplomatici statunitensi, che non può permetterle di perdersi tra vernici e scarabocchi. Così Faith viene spedita a Parigi per uno stage presso l’ambasciata americana, dove dovrà prepararsi allo studio delle scienze politiche.
Parigi, però, è anche la città dei grandi musei, degli artisti bohémien e soprattutto... la città dell’amore. All’ambasciata, infatti, lavora Terence Fareed Wilkinson, un ricco affarista metà americano e metà persiano. Fisico mozzafiato, occhi di smeraldo, anche lui è un pittore e un amante dell’arte. Ed ecco che scatta implacabile il colpo di fulmine.
Ma se Faith nascondesse a Fareed di essere l’erede dei famosi Howard Moore? E se anche lui celasse un segreto tanto oscuro da poter allontanare Faith?
Faith proviene da una famiglia agiata, di quelle che nella vita ti danno talmente tante certezze da aver già deciso tutto e a te non resta che percorrere una via già tracciata, senza scossoni, senza sacrifici, senza libertà.
Faith sa di dover essere grata per l'opportunità, per avere già un posto al college che la preparerà alla carriera diplomatica, come suo nonno, suo padre e la sua sorella perfetta sorella maggiore. Eppure qualcosa in lei si agita, per la costrizione, si ribella senza aver la voce per protestare davvero. Faith ama l'arte e si esprime attraverso sfumature di blu, in quadri dove sente di potersi mostrare per ciò che è davvero.
Durante uno stage all'ambasciata americana di Parigi si imbatte in Fareed Terence Wilkinson III, un affarista spregiudicato, arrogante, con degli occhi che ti trapassano come lame. Fareed, come lei, ha una doppia faccia, anche lui trascorre il pomeriggio in una vecchia bottega del Quartiere Latino, in cui i completi inamidati lasciano il posto a jeans e t-shirt sporche di pittura. Ma Fareed è sempre uguale a se stesso e pretende di insegnare a Faith come si dovrebbe dipingere, a dare un senso alle sue pennellate caotiche, a quel blu che resta sempre uguale, senza futuro. Le lezioni di Fareed sono ambigue, perchè attraverso il colore lui le parlerà di libertà, di autodeterminazione e passione, ma nella trama della tela sono ancora nascosti troppi segreti e forse anche Fareed ha qualcosa da imparare.
Questo romanzo mi è piaciuto molto più di quanto mi aspettassi.
Lo ammetto, nutrivo un'iniziale diffidenza, per timore di trovarmi di fronte all'ennesimo erotico in cui la passione per l'arte fosse solo l'escamotage per scene scabrose, eppure l'istinto mi suggeriva di leggerlo. E l'istinto aveva ragione.
"Tutto il blu che parla di noi" è una storia coinvolgente, con un ritmo irrefrenabile che mi ha costretta a divorarlo in un paio di giorni. Una storia d'amore appassionata, complessa, che si interseca con dinamiche familiari e persino storiche, con sete di vendetta e orgoglio.
I protagonisti provano a nascondersi, a camuffarsi, ma poi finiscono con lo svelarsi per quel che sono e a scoprirsi inconciliabili.
Faith discende da una famiglia di diplomatici, accetta il suo destino con arrendevolezza, mai nei quadri in cui si mimetizza in pennellate blu, cerca di fiorire. Fareed la nota quasi subito, nella bottega del Quartiere latino in cui entrambi dipingono, per l'imprecisa spontaneità con cui lavora alla sua tela, per l'ingenuità con cui ignora gli sguardi curiosi degli altri uomini. E prova rabbia, forse perchè quella straniera è capace di attirarlo e distrarlo, forse perché i fiori blu sulla sua tela sono solo l'embrione di ciò che lei potrebbe arrivare a essere. E così decide di mostrarglielo, di parlarle attraverso il colore, il gioco di luce, di prospettiva, ma l'arte è solo la codifica di un messaggio ben più profondo, di libertà, coscienza di sé e autodeterminazione. Faith si lascerà togliere di dosso le redini della sua famiglia, ma resterà stregata da un uomo che conosce appena, che la guida con l'arroganza di un padrone e con l'amorevolezza di un amante.
Finché i due innamorati non scoprono di essere sulle linee di un disegno tracciato da molto tempo, una scena di vendetta che Fareed porta avanti da anni e che, forse, nemmeno Faith può arrestare. Ma Faith non è più l'ingenua musa di un tempo, non è più arrendevole, nè disposta a nascondersi, non è più un timido blu...
Ho adorato questo romanzo perchè l'autrice è stata capace di utilizzare personaggi con tratti caratteriali forse abusati, la ragazza ingenua e l'uomo dominante, ma in modo sapiente e coerente e, finalmente, non del tutto discutibile e disdicevole.
Faith è una ragazza di buona famiglia, cresciuta sotto una campana di vetro, che si lascia sedurre da un uomo maturo, si nutre della sua conoscenza, della sua passione, ma anche della sua sicurezza, senza però lasciarsi dominare e ingabbiare. Faith riesce a scoprire in se stessa anche quell'orgoglio di famiglia che aveva fino a quel punto rifiutato. E da ragazzina ingenua si tramuta in una giovane confusa, ferita, ma forte e determinata a non lasciarsi sopraffare da nessun, men che meno da un uomo che dice ci amarla ma, in realtà, la ferisce.
Fareed è il tipo di protagonista che a me, di solito, non piace. Milionario, arrogante, abituato ad avere tutto e a dominare tutti.
Ma Fareed Terence Wilkinson III è più profondo di così. Metà persiano, metà americano, ha una storia alle spalle che l'ha pungolato fino a farlo arrivare all'apice del potere e della ricchezza, a sentirsi superbo e a sapere che tutti hanno un prezzo. Conosce perfettamente le regole di una società che lo serve e lo respinge al contempo, per via delle sue origini da mezzosangue. Tenero e sincero con chi ama, spietato con chi lo intralcia, Fareed è ammantato da un fascino violento e seducente. Eppure non approfitta della propria posizione per piegare Faith, all'inizio del romanzo le chiede spesso di non aver paura di lui, malgrado manchi di tatto, e le lascia sempre una possibilità di scelta. Anche se, a un certo punto, anche Fareed si spinge verso la rovina, incapace di controllare il rancore e i propri progetti. Forse la seconda metà del libro è quella che mi è piaciuta un po' meno, in cui avrei voluto aprire gli occhi ai personaggi sui loro errori, sui loro stupidi silenzi, dove Faith aveva sempre troppa paura di ferire gli altri e Fareed non ne aveva alcuna. Il loro diventa un amore corrosivo, da respingere che, però, malgrado tutto non si spegne.
Faith e Fareed dovranno infrangersi l'un l'altra per amarsi, contaminarsi come una sfumatura di due colori opposti e diversi. L'ingenuità e la genuinità di Faith, contro il disincanto e il dolore di Fareed, ma il quadro che nasce dal loro incontro è un romanzo sorprendente, che sono felice di aver letto.
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