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mercoledì 18 dicembre 2019

Recensione: "L'abisso del mito" di Veronica Todaro

La recensione di oggi è dedicata a un romanzo davvero particolare, il primo che abbia mai letto su Atlantide. Veronica Todaro ci narra di un regno antico e sull'orlo dell'abisso...

Genere: Fantasy
Pagine: 286
Prezzo Ebook:
Prezzo Cartaceo:
Edito: Self Publishing

Quarta di Copertina:

La vita della giovane scriba Thalise, consacrata al tempio della dea Ishtar, scorre tranquilla, costellata da rituali, preghiere alle divinità e incanti tramandati dagli Antichi. Fino a quando un sogno non giunge a sconvolgere le sue certezze. Il fuoco e l’acqua inghiottiranno ogni cosa. Niente di tutto ciò che conosce sopravvivrà. Si tratta davvero di una premonizione? O non è altro che un incubo? Quando Thalise, insieme alla sorella Anilya, all’accolito Atur e a Kenae, giovane consacrato al dio del mare, scoprono nel Labirinto Sacro l’esistenza di un oggetto che credevano leggendario e il loro cammino incrocia quello del sacerdote e indovino Namtar, prende avvio una serie di eventi che li porteranno a conoscenza di un’antica profezia. Tra amori, segreti, passioni, macabri rituali, inganni e tradimenti, saranno incaricati di strappare la magia atlantidea all'oblio a cui il fuoco e l'acqua sembrano volerla condannare, per provare a forgiare un nuovo inizio. In un viaggio a ritroso nel tempo Atlantide rivive, conducendoci in un’epoca remota ma mai dimenticata.





Thalise sa qual è il suo posto nella società di Atlantide. È al servizio della Dea Ishtar e nelle sue vene scorre la magia del fuoco, come in sua madre e suo padre prima di lei, eppure dalle sue mani non scaturisce neppure la più flebile scintilla, a nulla valgono concentrazione e preghiere. Quando, però, nella sua mente cominciano a materializzarsi immagini catastrofiche che predicono la fine di Atlantide, e la Dea stessa la mette in guardia dalla malvagità e l'empietà degli uomini, nulla è più lo stesso. Condannata a non essere creduta e stretta nell'angoscia, Thalise scoprirà presto che le sue profezie si intrecciano a ciò che ha scoperto insieme ai suoi amici nel labirinto sacro: forze oscure tramano nell'ombra e persino tra le cariche più alte dei sacerdoti si annida il tradimento.
E se anche il male avesse un senso? Se la fine non fosse che l'inizio della leggenda?

"L'abisso del mito" è il primo romanzo su Atlantide che leggo, non conosco bene quest'ambientazione, né le credenze che circolano in proposito. L'autrice, però, riesce a rendere molto vivida la società che popola quest'isola, tanto che sembra di poter accompagnare i protagonisti lungo la città concentrica, partire dai luoghi riservati e silenziosi in cui dimorano i sacerdoti, attraversare i sette anelli che separano le diverse classi sociali e, infine, arrivare alla spiaggia dorata, protetta dalla statua del Dio del mare. I quattro giovani protagonisti sono tutti inseriti nella casta sacerdotale, sebbene all'inizio del loro percorso. Atlantide è un territorio basato su una forte religiosità, un politeismo che mi ha ricordato quello dell'Antico Egitto, anche se l'autrice si è ispirata alla società assiro babilonese.
Il legame tra gli Dei e gli uomini si esprime in molti modi, e l'autrice è brava nel incastonare i personaggi all'interno delle attività del tempio. Thalise è una scriba, la più giovane tra i protagonisti e vive con disagio la sua condizione, non le manca il fervore, né la fiducia nelle divinità, ma il talento per il fuoco, che avrebbe già dovuto manifestarsi, sembra mancarle. Vittima dello scherno altrui, Thalise crede sempre meno in se stessa, anche se il suo carattere non è debole come si potrebbe pensare. Anilya, sua sorella maggiore, cerca di proteggerla dalle malelingue degli altri accoliti ma, a volte, anche lei si domanda se Thalise non sia stata troppo viziata e protetta, dopo la morte dei loro genitori. Un rapporto tra sorelle complesso, spinoso, diviso tra l'affetto incondizionato e il senso di responsabilità della maggiore sulla più piccola.

La società di Atlantide non è clemente, come sa Atur, che avrebbe dovuto essere ucciso il giorno della nascita, come tutti i bambini nati con una malformazione. Deve la salvezza all'indovino di corte e alle sue predizioni che gli affidano un destino glorioso, Atur viene consacrato a Ishtar, come le due sorelle, e anche per lui la vita non è semplice, dovendosi muovere su una sorta di sedia a rotelle, eppure il difetto fisico non stronca il suo carattere, anzi, lo rende smanioso di un'avventura, coraggioso fino all'incoscienza. E sarà proprio lui a dare inizio agli eventi...
L'ultimo dei personaggi principali è Kanae, quello meno sviluppato dei quattro, chiuso in una sorta di mistero, forse perché l'unico consacrato al Dio del Mare, che non ha lasciato la mia curiosità insoddisfatta e che credo avrebbe potuto raccontare ancora molto altro.

Ma le strade dei personaggi sono tortuose e ricche di pericoli...

Per quanto abbia trovato "L'abisso del mito" un fantasy originale, sono stata comunque felice di rintracciare nel testo omaggi a personaggi letterari e autori cari a chiunque sia appassionato di miti e leggende.
In Thalise si rinviene di certo un retelling del personaggio di Cassandra, una giovane che dà voce alla peggiore sventura, condannata per di più a non essere creduta, neppure da chi le sta accanto. Un personaggio tragico, con cui il lettore entra in empatia.
Andando verso il segmento "Arturiano", nelle scene del rito ho rivisto un po' di Marion Zimmer Bradley, come pure nel dare un ruolo tanto centrale, e imprevisto dal lettore, ad Avalon e alle sue sacerdotesse. Se Jack White ha fondato Camelot sul tramonto dell'impero romano, Veronica Todaro si è posta la stessa domanda "Da dove nasce il mito di Camelot?" ma ha dato una risposta diversa, rendendo Merlino e Artù eredi di un regno ancora più antico, Atlantide. Una stratificazione leggendaria che lascia sorpresi e affascinati.
In realtà, la Leggenda stessa ha un ruolo nella storia, forse anche maggiore di quello dei protagonisti. Tutti i personaggi assumono le forme di burattini davanti allo scorrere del tempo, all'avvento di altri regni e società che dovranno sorgere. "L'abisso del mito" evidenzia come le vite dei mortali non siano che briciole di fronte all'eternità, a disegni troppo grandi per essere compresi da singole persone, eppure ne sono asserviti, come strumenti usati per tracciare il futuro di Atlantide e ben oltre...

Avendo letto il romanzo precedente dell'autrice, "Shamrock", ho potuto constatare una grande crescita narrativa. Negli elementi comuni a entrambi i libri, come il voler attingere dalle tradizioni culturali e folkloristiche europee, ci sono delle sostanziali differenze. Laddove Shamrock aveva ancora una narrazione un po' ingenua e in alcuni punti quasi schematica, "L'abisso del mito" ha stupefacente fluidità, gli elementi della trama si incastrano bene, in un gioco di anticipazioni e ricordi dei protagonisti e dei personaggi minori. Anche lo spazio tra i personaggi è ben bilanciato, tutti i personaggi si lasciano conoscere dal lettore nelle loro speranze, timori, passioni, anche se alla fine è Thalise a guadagnare il centro della scena.

Insomma, lo consiglio agli appassionati di miti e leggende, in generale, per scoprire come si possano collegare tante tradizioni diverse, ma anche a chi voglia leggere un fantasy dal sapore antico, basato su una civiltà affascinante e perduta per sempre.

E voi che ne pensate di Atlantide?

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