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sabato 27 gennaio 2024

Recensione: Talking at Night di Claire Daverley

Talking at night è stato uno dei libri trend sul booktok. Di solito, i libri del momento non mi attirano, ma sono felice di essermi lasciata tentare, questa volta.


Talking at night" è la storia di Will e Rosie. Il cattivo ragazzo e la brava ragazza. Si incontrano da adolescenti, e si riconoscono subito. Si innamorano tra musica degli anni '90, lunghe passeggiate per tornare a casa, sguardi nascosti, tramonti e falò in spiaggia e telefonate nella notte. Sono destinati a essere l'amore della vita ciascuno dell'altro. Finché un giorno non accade una tragedia, e ogni possibilità di stare insieme sembra distrutta. Ma quella tragedia - e il loro sentimento - è ciò che li terrà sempre legati. È una riflessione sull'amore e sull'amicizia, e sull'essere nel posto giusto al momento sbagliato. Una storia di seconde opportunità, di opportunità perdute, di parole e di non detti, di vita che si mette di traverso e, forse, di un lieto fine.




Rosie e Will si conoscono da adolescenti, davanti a un falò. Lei è timida e silenziosa, lui è il cattivo ragazzo che sa strapparla ai suoi silenzi.
Una tragedia impedisce la realizzazione del più tipico dei cliché, quello per cui la brava ragazza trova il proprio lieto fine col bad boy.

Eppure, nel passare degli anni, tra l'università , il lavoro, altre relazioni, Rosie e Will si ritrovano. E si perdono. Si rincontrano. E rinunciano di nuovo.
Perché nessuno dei due sa lottare per la propria felicità o superare il dolore. Ma nemmeno rompere il filo invisibile che li lega.
Almeno fin quando non capiranno che prima di poter stare con qualcuno, dovranno prima sanare se stessi.

La storia tra Rosie e Will è segnata da tira e molla continui, i ritorni di fiamma di chi non riesce a dimenticarsi, ma nemmeno a stare insieme.
È frustrante. Parecchio. E ripetitivo. A volte.
I personaggi, però, sono così fragili che non riesci a criticarli, li perdoni, perché nonostante il dolore e la sfortuna, fanno del loro meglio.

Rosie è una perfezionista, con manie compulsive che cerca di nascondere e domare. È in continua lotta con se stessa, con il corpo non abbastanza longilineo, con i sogni che non corrispondono alle aspettative di sua madre, con l'amore per Will, che sembra lo sbaglio più grande e il più inevitabile.

Will ha l'apparenza del cattivo ragazzo, quello che si è perso perché ha una storia familiare difficile, malgrado una nonna che cerca in tutti i modi di tenerlo in riga.
In realtà, Will ha la stessa sensibilità di Rosie e lotta contro demoni simili. Solo che ogni tanto perde.

Talking at night parla di lutto, di salute mentale, di dipendenze. Parla di due ragazzi che vorrebbero stare insieme ma non ci riescono, perché prima di tutto non amano se stessi. E lo fa con tatto, anche se il lettore soffrirà comunque, insieme ai personaggi.
Ho apprezzato lo stile di scrittura, da alcuni paragonato a quello di Sally Rooney.
Non sono del tutto d'accordo, perché trovo la Rooney molto più asciutta e un po' più fredda.

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