Pagine

giovedì 30 aprile 2020

Recensione: La memoria di Babel di Christelle Dabos

Pagine: 482
Serie: Attraversaspecchi #3
Genere: Fantasy
Prezzo Ebook:11,99
Prezzo Cartaceo: 16,00
Edito: Edizioni E/O
Quarta di Copertina

Nel terzo intenso volume della saga Christelle Dabos ci fa esplorare la meravigliosa città di Babel. Nel cuore di Ofelia vive un segreto inafferrabile, chiave del passato e, nello stesso tempo, chiave di un futuro incerto.

Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?




Quasi tre anni di silenzio. Dopo essere stata rimpatriata su Anima, Ofelia non ha saputo più nulla di Thorn. Tre anni trascorsi nell'apatia, nell'attesa di una notizia, di un indizio che la riconduca da suo marito. E finalmente una cartolina ingiallita le concede una piccola speranza, una destinazione che riesce a raggiungere grazie alla ricomparsa di Arcrhibald.
Ofelia utilizza le Rose dei Venti per approdare a Babel, l'arca di Elena e Polluce in cui è certa sorgesse la scuola dei ricordi di Faruk, uno dei luoghi in cui la storia degli spiriti di famiglia è iniziata e grazie al quale capire l'identità di Dio e de "L'altro" che Ofelia ha liberato dallo specchio.
Ma Babel è un'arca complicata, con abitanti accecati da rigide regole di comportamento, poco ospitali e frettolosi. Soltanto un giovane Babeliano aiuta a Ofelia a orientarsi per raggiungere l'Osservatorio, la poderosa biblioteca in cui è custodito tutto il sapere dell'Arca e sede della vecchia scuola. Ofelia spera di trovare lì Thorn, o almeno tracce del suo passaggio, ma per accedere alle stanze più riservate del palazzo è costretta a iscriversi all'accademia di Elena, sotto falso nome. Ofelia si sottoporrà a lunghi mesi di duro addestramento, in cui la solitudine, l'aspra competizione e lo studio la sfiancheranno e tempreranno. Tutta la sofferenza servirà a ritrovare suo marito e fermare il tentativo di onnipotenza di Dio?

Dopo tre volumi ho capito che non so più cosa aspettarmi da Christelle Dabos.
Per quanto la saga de "L'attraversaspecchi" si incentri sempre sugli stessi personaggi e le loro vicende, ogni romanzo riesce a essere quasi a se stante, a incasellarsi in un genere letterario differente.
La saga è sicuramente fantasy e steampunk, perché mescola in modo egregio costumi di epoca antica (specialmente nel comportamento e nel vestiario di Anima e del Polo, le arche di provenienza di Ofelia e Thorn) con elementi ricchi di modernità (come gli automi di Babel). Eppure, nel ritmo e negli accadimenti dei singoli volumi si rintracciano generi differenti. Se "Fidanzati dell'inverno" era incentrato sugli intrighi di Corte del Polo e delle lotte tra clan per prendere potere, "Gli scomparsi di chiardiluna" era, invece, simile a un giallo, con Ofelia che faceva di tutto per rincorrere le tracce dei soggetti misteriosamente scomparsi da Chiardiluna.
E allora "La memoria di Babel" a che genere si ascrive?
Per me, al distopico.
Babel, l'arca di Elena e Polluce, si regge su inflessibili codici di comportamento, a cominciare dalla codifica del vestiario in base alla classe sociale, per finire con il lessico, in cui vige un indice di termini e argomenti proibiti. Babel è, almeno apparentemente, un arca di pace e sapere, in cui ogni riferimento alla guerra o termini che ad essa rimandino (come lotta, arma o combattimento) è severamente punito dalla legge. Anche i libri dell'Osservatorio subiscono censure e, nei casi più gravi, vengono persino bruciati.
Ma dietro la placida serenità, si annida un sentimento di ribellione che anima soprattutto le classi più basse, quelle che meglio riescono a percepire l'ipocrisia degli spiriti di famiglia e di chi regna in vece loro. Peccato che ogni mossa, ogni singolo passo dei Babeliani sia sorvegliato, studiato e giudicato. E ogni pensiero dissidente punito.
Sono chiari, secondo me, i riferimenti ai romanzi Orwell come 1984 e anche Bradbury con Farenheit. Devo essere onesta, sono felice che a scuola mi abbiano fatto leggere questo tipo di narrativa, ma non l'amo per il senso di ansia e condanna che mi trasmette, e leggendo "La memoria di Babel" ho provato spesso la stessa inquietudine.
Ofelia, che sceglie di chiamarsi Eulalia per muoversi con più libertà nell'accademia, dovrà destreggiarsi tra studenti avvelenati dalla competizione, sottomettersi a docenti non sempre giusti, e obbedire a regole che dovrebbero preservare l'etica della popolazione ma che, invece, la lasciano indifesa proprio nei momenti di maggiore fragilità.


Ofelia, però, non si scoraggia, non demorde mai. E questo suo coraggio l'ho trovato, a volte, un po' strano. La protagonista della serie è sempre stata descritta come un'imbranata, impacciata, timida, eppure ogni volta affronta pericoli mortali senza batter ciglio, senza chiedere aiuto nemmeno quando dovrebbe.
A proposito di aiuto, Thorn continua a essere una sorta di grande assente della saga.
Nel senso che c'è, permea le pagine, ma lo si vede poco. Si percepisce la sua presenza da qualche parte, lo si cerca disperatamente e quando lo si trova... Beh, diciamo che Ofelia se la cava meglio come spia che non come moglie. In alcuni momenti la sua scarsa capacità di comunicazione con il marito mi ha fatto venir voglia di lanciare via il libro, però arriva un punto in cui la loro sintonia s'intensifica e finalmente riescono ad essere ciò che tutti si aspettavano dai primi capitoli di Fidanzati dell'inverno.
Comunque, Thorn è un protagonista che avrebbe molto da dire, ma che viene davvero poco sfruttato. Forse si vorrà stimolare l'interesse e la curiosità dei lettori, ma così inizia a sembrarmi troppo. Dapprima vittima di un clan spietato ed estinto, poi tenace fino allo stremo nel mantenere il potere che aveva assunto, Thorn è un esempio di abnegazione, sacrificio e senso di protezione verso le poche persone che ama. E in questo romanzo non è diverso, per quanto appaia freddo, granitico e poco loquace, credo che abbia un mondo interiore vastissimo, nel quale la Dabos ci fa sbirciare raramente.

L'autrice ha talento per i personaggi, anche minori, perchè per quanto siano tanti, sono talmente per caratterizzati da farsi ricordare tutti. Archibald, ad esempio, non ha molto spazio in questo romanzo eppure è uno dei personaggi preferiti dei lettori, come ho sentito scambiando commenti su IG con altri fan (e non vedo l'ora di scoprire cosa combinerà nell'ultimo libro!). 

"La memoria di Babel" come tutti i precedenti volumi, mi ha stupita anche per ritmo narrativo. Malgrado siano voluminosi, tutti i libri della serie "Attraversaspecchi" scivolano via con una velocità impressionante e lasciano la voglia di matta di avere tra le mani il prossimo. Adesso, che sembra mancarci solo un pezzo per completare il quadro, quasi sento già la mancanza di una delle serie fantasy più stupefacenti e appassionanti degli ultimi anni. 

Grazie edizioni E/O per averla portata in Italia!

N.B. Manca poco più di un mese all'uscita di Echi in tempesta, la casa editrice ha annunciato la pubblicazione per metà giugno. Chi condivide con me il cont-down?
Nel frattempo, se non avete ancora letto "La memoria di Babel" potete acquistarlo qui.

Nessun commento:

Posta un commento