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mercoledì 4 marzo 2020

Recensione: "La piccola Farmacia Letteraria" di Elena Molini

Quando la Mondadori mi ha proposto di leggere "La piccola Farmacia Letteraria" di Elena Molini non ho potuto rifiutare.
La storia di una ragazza che sogna di lavorare nel mondo editoriale, per poi virare sull'apertura di una piccola libreria indipendente, sembrava scritta proprio per me, che nutro gli stessi sogni.

Pagine: 276
Prezzo Ebook: 9,99
Prezzo Cartaceo: 19,00
Edizione: Mondadori

Quarta di Copertina

A volte il treno dei sogni passa prima che tu riesca a raggiungere la stazione. Allora hai due possibilità: guardarlo andare via per sempre, oppure percorrere quel binario a piedi e continuare a rincorrere i tuoi desideri. E così decide di fare Blu Rocchini – sì, proprio Blu, come il colore –, che vive a Firenze insieme ad altre tre ragazze, tutte più o meno trentenni, tutte più o meno alle prese con una vita sentimentale complicata. Blu ha un sogno: lavorare nel mondo dei libri. Ci ha provato con una breve esperienza in una casa editrice specializzata e, ancora, in una grossa catena di librerie. Poi la decisione: aprire una libreria tutta sua. Ma la vita è difficile per una piccola libreria indipendente… finché Blu ha un'intuizione: trasformare i libri in "farmaci", con tanto di indicazioni terapeutiche e posologia, per curare l'anima delle persone. Nasce così la Piccola Farmacia Letteraria, che si rivela subito un grandissimo successo. Peccato che ora Blu abbia altro per la testa: come fare a ritrovare il meraviglioso ragazzo che sembra uscito dalle pagine del Grande Gatsby e con cui ha trascorso una serata indimenticabile, ma al quale non ha chiesto il numero di telefono? In una divertentissima commedia dal finale sorprendente, Blu scoprirà che i sogni, a volte, sono molto più vicini di quanto si possa immaginare. Basta saperli riconoscere.




Blu (sì, la protagonista si chiama proprio come il colore) dopo anni di precariato e lavori saltuari ha finalmente trovato il coraggio di aprire la sua piccola libreria indipendente. L'ha chiamata "Novecento" come il capolavoro di Baricco, ma le acque in cui naviga non sono proprio tranquille, tanto che il locale non ha neppure un'insegna e già teme il fallimento.
L'amore per la carta stampata non basta a pagare le bollette e Blu non è poi così brava ad attirare l'attenzione, con quel suo carattere sensibile e impacciato, malgrado sia circondata di amiche che tifano per lei e fanno di tutto pur di darle una mano. La libreria, però, serba il suo fascino romantico nel momento in cui entra un nuovo cliente, biondo, occhi chiari, completo scuro. Con lui Blu trascorrerà la serata più magica della sua vita, e sarà proprio lui a darle l'idea di affiancare a ogni romanzo un bugiardino, come se i libri potessero curare i malanni dell'anima, al pari di una medicina. Peccato che Blu dimentichi di chiedere all'uomo del mistero nome e indirizzo e quando lui scomparirà nel nulla, alla nostra libraia non resterà che iniziare una vera caccia al tesoro, o a Gatsby, come ha soprannominato il giovane. Nel frattempo, però, la libreria Novecento si trasforma ne "La piccola libreria letteraria" e la sua fama esplode in tutto il mondo, con interviste radio e tv, pullman di lettori che intendono farci almeno una capatina e mille impegni a cui Blu faticherà per star dietro. Per fortuna, con lei ci sono le amiche di sempre, e anche una serie di personaggi che compariranno proprio nel momento giusto...


Partiamo da una premessa: La Piccola Farmacia Letteraria esiste davvero, Elena Molini è la proprietaria di un delizioso ritrovo libresco fiorentino, che avevo già sentito nominare tra social e tv. Ormai, ho perso il conto di tutte le amiche che lettrici che sognano di aprire un'attività dedicata ai romanzi, che sia una libreria o una casa editrice,  quindi leggere il libro di una persona come noi che, però, ce l'ha fatta, mi è sembrato doveroso ed entusiasmante.
Mi sono appassionata alle vicende della piccola attività Novecento, spesso mezza vuota, e di Blu, la sua proprietaria trentenne in preda a un'infinita adolescenza.
E forse mi ci sono così appassionata proprio perché Blu è un po' tutte noi, le lettrici che da ragazzine si sono nascoste in un libro per dare alla vita un tocco di magia in più. Quelle che non trovano l'amore giusto perchè lo paragonano ai personaggi della Kleypas o di Sparks (attenti a scegliere il volume, perchè il caro Nicholas ci mette un attimo ad ammazzarti il principe azzurro), quelle che hanno sperato nella lettera per Hogwarts, che hanno imparato a stalkerare le persone da Agatha Christie, prima dei social, quelle che quando la vita ha bussato davvero si sono sentite un po' smarrite, senza potersi rituffare nella lettura, e allora hanno desiderato di portare le pagine nella vita reale, lavorando nella filiera editoriale.
Non so se sia il talento dell'autrice o sia merito di tutti questi tratti comuni, ma leggendo "La piccola farmacia letteraria", mi sono immedesimata molto nella protagonista. Tra l'altro, Blu è ricca di un'ironia spinosa e carica di riferimenti pop, che è uno degli elementi migliori del romanzo.
Il ritmo narrativo, invece, è un po' sbilenco. L'inizio è lento, forse per introdurci nelle difficoltà di Blu e della sua libreria e mi ha fatto davvero temere una cocente delusione, invece, superato il primo quarto e giunti alla comparsa di Gatsby si fa tutto molto più interessante e la lettura riprende a scorrere in modo più veloce appassionante.

Però, ho avuto un problema con questo romanzo: il colpo di scena che, ovviamente, non vi svelerò.
Diciamo che ho avuto una sensazione per quasi tutta la lettura, che è stata confermata dal colpo di scena (un po' come quando indovini il colpevole di un giallo, ma speri che non sia lui). Ecco, questa scelta narrativa riesco a capirla, forse per ragioni sentimentali, forse perchè è una fantasia di lettori e scrittori (mi è capitato di fare esattamente la stessa cosa in un racconto a uno dei primi premi letterari a cui ho partecipato), però non mi ha convinta del tutto. Credo ci fosse il materiale per creare un romanzo magnifico anche senza questo elemento, che qui "stona" un po', almeno secondo me. 

Comunque, "La piccola farmacia letteraria" resta un romanzo da leggere, uno di quelli a cui ci si lega particolarmente, perché parla di noi, dei lettori e di tutti i momenti in cui la lettura ci ha salvato, come il migliore dei farmaci.

In conclusione, ho due domande per voi!
Avete mai sognato di lavorare nell'editoria o di aprire una vostra libreria?

Se siete di Firenze, siete mai stati alla "Piccola Farmacia Letteraria"? A me piacerebbe tantissimo andarci!


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