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giovedì 12 dicembre 2019

Blog Tour: "L'ombra del vento" e il suo rapporto con i libri, i lettori e l'arte della narrazione.

Suonerà strano, ma mi emoziona parlarvi del romanzo di oggi.
"L'ombra del vento" è una di quelle letture che ti scivolano dentro e continuano ad accompagnarti anche una volta girata l'ultima pagina. Forse perchè non è solo la storia di Daniel Sampere, di Julian Carax e di un libro ammantato di mistero, ma è anche la nostra storia, quella di ogni lettore con i suoi migliori amici di carta e inchiostro.


Nella mia tappa del Blog Tour voglio parlarvi di quello che, secondo me, rende speciale questo romanzo: il suo essere un meta-libro, un libro che parla di libri, di lettori e anche di scrittura.

Il primo romanzo

Non so molto sulla vita di Carlos Ruiz Zafòn, ma di una cosa sono sicura: è un lettore. E forse lo è sempre stato, fin da piccolo. Fin dalle prime pagine del romanzo traspare la concezione della lettura come ancora di salvezza dalle sofferenze del mondo reale.
Daniel Sampere, il protagonista dell'Ombra del vento, soffre perché non ricorda più il volto di sua madre, morta di colera alla fine della guerra. Il senso di colpa e il dolore lo accompagnano eppure, per un'intera notte, ogni cosa svanisce per lasciar posto al romanzo "adottato" al Cimitero dei libri dimenticati, le vicende raccontate lo rapiscono a tal punto da spingerlo a finire il romanzo in poco tempo, a tal punto da cercare altri volumi dello stesso autore.
Una piccola droga, innocua, lenitiva, che noi lettori conosciamo bene. Una dipendenza che ha inizio con il primo libro capace di toccarci il cuore.

"Mi abbandonai a quell'incantesimo fino a quando la brezza dell'alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull'ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti. Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno."


I libri

Alla fine del primo romanzo, quello speciale, che sembra averci scelto e aspettato pazientemente sullo scaffale, non si è più gli stessi.
Perchè il primo romanzo è come il primo amore, indimenticabile, inesauribile, anche quando finisce lascia una traccia, la smania di ritrovare quell'emozione, quella sensazione calda e morbida di sentirsi a casa.

Non conoscevo né il titolo né l'autore, ma non mi importava. Era una decisione irrevocabile, da entrambe le parti. Presi il libro e lo sfogliai con cautela: le sue pagine palpitarono come ali di una farfalla a cui viene restituita la libertà, sprigionando una nuvola di polvere dorata. Forse l'atmosfera magica di quel luogo mi aveva contagiato, ma ebbi la sicurezza che quel libro mi aveva atteso per anni, probabilmente da prima che nascessi.

Da quella prima volta, di pagine sotto le dita ne passano a migliaia, centinaia di personaggi, di storie diverse, a volte concitate e avvolgenti, altre volte meno magiche e, forse, deludenti. E così si scopre che i libri sono un po' come le persone, ognuno con una propria individualità, un proprio stile, qualcuno destinato a restarti amico per sempre, altri li incontri una volta e poi mai più. Ma quei momenti, in cui si è soli con i personaggi, persi in uno spazio inesistente, che non è il mondo reale e non è quello fantastico, restano preziosi. E Zafòn ce lo ripete, attraverso Daniel ma non solo. I personaggi de "L'ombra del vento" sembrano così vicini proprio perchè riflettono i nostri stessi pensieri, pregni di sogni a occhi aperti, di evasione, a volte di tristezza. D'altronde "I libri riflettono ciò che abbiamo dentro".

Sono cresciuto tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano pagine consunte, con un profumo tutto particolare.

Se Carlos Ruiz Zafòn non è un lettore, certamente lo è il suo protagonista, Daniel. Lui, come noi, sa che i libri sono come degli amici, a volte invadenti, che lo influenzano, cambiano la sua prospettiva sul mondo. I libri spingono Daniel fare cose mai pensate prima, come mettersi sulle tracce di Julian Carax e dei suoi romanzi, per scoprire chi è che si nasconde dietro personaggi così simili a lui. Chi è in grado di creare libri così belli da volerci vivere, insieme alla persona amata?


Nei miei sogni di adolescente, lei e io saremmo sempre stati due amanti che fuggivano in sella a un libro, pronti a dileguarsi in un mondo immaginario fatto di illusioni di seconda mano.



Dettagli della nuova edizione illustrata

Il cimitero dei libri dimenticati

Il cimitero dei libri dimenticati è, forse, l'invenzione più iconica di Zafòn, l'elemento che gli ha dato accesso alla fantasia e ai cuori di milioni di lettori.
Provate a ricordare l'emozione della prima volta che siete entrati in una libreria e avete capito che lì c'erano centinaia di storie, che forse non vi basterà una vita per leggerle, ma che ogni volta che il mondo reale vi sembrerà inadeguato potrete scappare tra gli scaffali e nascondervi tra le pagine. Ecco, moltiplicate quella sensazione all'infinito.
Tentate di immaginare come sia entrare in un luogo segreto, polveroso come un tempio abbandonato, opulento quasi barocco e, allo stesso tempo, vivo, accogliente. 

Isaac ci invitò a entrare con un lieve cenno del capo. Dall’atrio, immerso in una penombra azzurrina, si intravedevano uno scalone di marmo e un corridoio affrescato con figure di angeli e di creature fantastiche. Seguimmo il guardiano fino a un ampio salone circolare sovrastato da una cupola da cui scendevano lame di luce. Era un tempio tenebroso, un labirinto di ballatoi con scaffali altissimi zeppi di libri, un enorme alveare percorso da tunnel, scalinate, piattaforme e impalcature: una gigantesca biblioteca dalle geometrie impossibili. Guardai mio padre a bocca aperta e lui mi sorrise ammiccando.

«Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel.»

Nel cimitero dei libri dimenticati non c'è storia che vi sfuggirà, non c'è romanzo che manchi, ma ce n'è una che aspetta proprio voi, come è stato per Daniel e "L'ombra del vento". 

Mi aggirai in quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia per una mezz'ora.
Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file. Vagai lungo gallerie e ballatoi a spirale riempiti da centinaia, migliaia di volumi che davano l'impressione di sapere di me molto più di quanto io sapessi di loro. Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo infinito da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della sua mediocrità.


Lo scrittore.

Gli scrittori sono un po' masochisti, imparano a spezzettarsi per cedere un frammento di sé a più personaggi. Se Daniel rappresenta il lettore, Julian Carax rappresenta lo scrittore. La figura misteriosa che, quanto meno all'inizio, resta al margine della narrazione, appena un'ombra sfuggente.
In effetti, quando leggiamo un romanzo non abbiamo lo scrittore accanto, a volte non lo conosceremo mai, eppure abbiamo tra le mani una briciola di ciò che è, o era, un tassello della sua anima, delle sue speranze o paure. 
Ogni scrittore infila una parte della propria storia tra le righe e ci attira inesorabilmente come Julian fa con Daniel. Julian che parla d'amore, di lei. E qui taccio, per non fare spoiler.

«Scrivi» gli disse. «Appena arrivo ti scriverò» rispose Juliàn. «No, non a me. Scrivi dei libri. Scrivili per me.»

Ciò che voglio dirvi è che la narrazione è forse la tematica che più viene ripresa nei romanzi successivi, perchè "Il cimitero dei libri dimenticati" è diventata una tetralogia, in cui l'amore per i libri resta centrale, ma il volume successivo "Il gioco dell'angelo" ha come protagonista uno scrittore che stringe un patto pur di continuare a lavorare, a creare, eppure sa che ogni pagina sarà indissolubilmente legata alla sua anima... e alla sua salvezza. Anche ne "Il gioco dell'angelo" c'è un'atmosfera densa di mistero e pericolo, a tinte gotiche, con cui Zafòn gioca utilizzando elementi che solitamente destano paura e fascinazione. Chissà se non voglia esorcizzare qualcosa, chissà se non ci stia parlando di se stesso. Sapete che possiede due appartamenti a Beverly Hills, uno di fianco all'altro? Scrive tutti i suoi libri in uno dei due appartamenti, una gigantesca casa vuota, eccezion fatta per quattrocento statue di drago e un pianoforte a coda. Con un'ambientazione, come quella dell'antro del drago, come viene chiamata casa sua, ecco spiegata anche l'atmosfera dei romanzi!

Un racconto, mi aveva detto un giorno Julian, è la lettera che un autore scrive a se stesso per mettere a nudo la propria anima.

L'ombra del vento

Ha venduto oltre 18 milioni di copie ed è stato pubblicato in 40 paesi. "L'ombra del vento" è un romanzo complesso, con gli elementi del thriller, del romanzo storico (è ambientato nella Spagna degli anni '40), ma serba anche una storia d'amore. Mi piace pensare, però, che sia soprattutto un romanzo sui libri e su chi si lascia trasportare da essi.

Questo libro è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e l'anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.

Avete letto "L'ombra del vento"? Avete resistito alla tentazione di sottolinearne le frasi più evocative?
Se l'avete amato, anche questa nuova edizione non potrà non rubarvi il cuore!

Se volete scoprire o rispolverare l'opera....



Seguite il Blogtour, qui il calendario con tutte le tappe non perdetele!


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