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martedì 29 ottobre 2019

Review Tour: "Niente di serio, almeno credo" di Cecile Bertod

Come si suol dire, una grande donna si fa sempre un po' attendere.
E Cecile Bertod, secondo me, è una delle migliori autrici del romance nostrano.
Dopo un periodo di lontananza dagli scaffali delle librerie e due volumi di genere diverso, pubblicati in self publishing, Cecile Bertod è finalmente tornata al chick-lit. Con mia somma gioia.

Quarta di Copertina:

Dorothy Dorfman ha sempre sognato di lasciare il suo lavoro in biblioteca per vivere un’avventura. Così Nanette, la sua migliore amica, le regala un libro delle risposte e le suggerisce di smettere di ragionare, di pianificare sempre tutto e di farsi guidare dal caso. Per Dorothy non può funzionare, non è possibile che un libro delle risposte cambi improvvisamente la sua vita. E per dimostrarle di avere ragione, mentre ritorna a casa prova a usarlo finendo con l’ascensore al piano sbagliato. Quello che non immagina è di ritrovarsi tra le braccia di un attore di Hollywood che le chiederà di sposarlo. Parliamo di Duke Kline, una star delle soap appena tornata in città.




La protagonista di "Niente di serio, almeno credo" si chiama Doth, ma in realtà potrebbe essere qualunque di noi trentenni con una storia clandestina con Netflix, una torbida passione per il cibo da asporto e l'incurabile incapacità di resistere agli occhioni di un golden retriver sperduto. Doth trascorre le sue giornate in un appartamento che può permettersi solo per un colpo di fortuna, sempre sotto minaccia di sfratto da parte del severo amministratore di condominio, Chaz Kline.
In più il suo principe azzurro è non pervenuto.
Il lavoro da bibliotecaria sarà fantastico, ma condanna alla miseria.
Pure la fata turchina è riciclata, interpretata dalla sua migliore amica Nanette che, al posto di una bacchetta magica le propone un libro delle risposte. Uno di quegli oggetti che ti promettono magie, e tu li guardi con scetticismo, ma in fondo, molto in fondo, la speranza che funzionino ce l'hai.
Ed è così, che in una sera qualunque in una vita un po' grigia, durante una discesa in ascensore, Doth cede alla tentazione del libro delle risposte. E "cambia piano", letteralmente. Del resto, il libro mica specifica se intende progetto, pianoforte, pianerottolo... E tra un dubbio e l'altro, finalmente, Doth viene baciata dalla fortuna. No, meglio.
Da un figo pazzesco, niente meno che Duke Kline, star delle soap opera e della cronaca rosa.
Avete mica notato una strana somiglianza nel cognome dell'amministratore e della star? Sarà mica una coincidenza? Sarà che le disgrazie non vengono mai sole ma, a volte, quanto meno nei romanzi rosa, pure gli strafighi non vengono da soli. E Doth finisce al centro di un duello da tre milioni di dollari, un'azienda quotata in borsa, un abito bianco, e i duellanti sono pure due fratelli dal fascino irresistibile.
(Insomma, una cosa che capita tutti i giorni... Dite di no? Accidenti, ci avevo sperato!)

Ok.
Diciamocelo, io adoro i romanzi di Cecile Bertod, la trovo una delle poche alternative italiane a Sophie Kinsella, perché i suoi romanzi sono capaci di far ridere a crepapelle e poi sospirare, ma sono anche capaci di farci rispecchiare nelle debolezze delle protagoniste.
Se la Kinsella prende in prestito la fiducia nell'abito giusto (una sorta di sindrome di Cenerentola) e il vizio della shopping, Cecile Bertod ha trafugato il bisogno di dimostrare di essere forti a qualunque costo (Tutto ma non il mio tailleur), di rispondere a uno standard (Ti amo ma non posso) e adesso la difficile convivenza con la vita che sognavamo (abitata da principi azzurri, aperitivi glamour e nessuna paura) e quella che abbiamo davvero (pantofole, cuccioli e tanta insicurezza).
Doth è una ragazza che si è ritrovata di punto in bianco in un'esistenza diversa, senza accorgersene, senza consapevolezza.
Da quando ha smesso di truccarsi, di uscire con le amiche o anche solo di sperare di incontrare l'amore, di sperarlo davvero, non solo davanti alla tv o all'ennesimo romanzo? Non sa dirlo.
E a questa confusione risponde procrastinando. Risponde con un sarcasmo che la difende dalle incursioni altrui, che minacciano il suo equilibrio precario, soprattutto le incursioni di Chaz. Un uomo all'apparenza granitico, impenetrabile, insensibile alla vita incasinata di Doth, ai suoi sogni a portata di televisore. Un uomo noioso, trincerato dietro gilet sorpassati e occhiali seriosi, che non le strappa neanche il minimo sospiro. I loro scambi di battute sono esilaranti, a volte folli, a volte teneri perché riempiono di parole inutili lo spazio tra due persone che potrebbero capirsi, se solo se ne dessero la possibilità. Sono un crescendo di sentimento e sincerità, che davvero poco a poco ci fanno scoprire qualcosa in più su Chaz Kline. Avvocato. Figlio perfetto. Single.
Chaz non è come suo fratello Duke, che colleziona flirt instabili, e nemmeno come lo zio Pierce, scapolo incallito. Chaz è... solo. Un uomo giovane dietro la scrivania ingombra di carte. E non è detto che anche lui, tra un regolamento di condominio e la bozza di un'arringa, non abbia anche qualche sogno nel cassetto, qualche delusione o, addirittura, qualche speranza. Un cuore in pausa, sotto quel gilet.
Solo che Chaz è in ombra, mentre Duke è luce pura.
Duke è un attore, un vero gioiello del jet-set, tutto paparazzi, spese folli e vestiti alla moda che trattengono a stento un fisico perfetto.
Per un così Dorothy può davvero sospirare.
Impazzire.
Sognare.
E forse anche di più, sperare. Quando Duke sale in quell'ascensore è come se riaccendesse anche la vita di Doth. Perché finalmente qualcuno la vede quella ragazza occhialuta e un po' goffa e l'apprezza, incredibilmente. Duke sa cos'è l'apparenza, se ne nutre, la sfrutta, ma non ne è schiavo. Quando incontra Dorothy capisce che ha davanti a se qualcosa di prezioso (in tutti i sensi, visto che se la posta si becca tre milioni di dollari del patrimonio familiare), anche se lei non è una celebrità, anche se il suo rapporto con i tacchi è problematico, Doth è genuina, divertente. Ed è in grado di far innamorare anche un principe azzurro, come lui.

Un bel triangolo, eh?
Il problema è che, al contrario delle sue colleghe che, bene o male ci fanno intuire per quale dei contendenti tifare, Cecile Bertod ci lascia ondeggiare tra l'uno e l'altro. Con un mal di mare che continua per almeno tre quarti del romanzo.
I continui dubbi della protagonista, il suo subire il fascino dei fratelli Kline come una foglia nel vento, in alcuni momenti mi hanno irritata. Ma poi una persona saggia mi ha chiesto "Se ti trovassi tra Chris Hemsworth e Chris Evans sapresti scegliere, subito?" Ehm, no.
Duke e Chaz sono personaggi sfaccettati, ognuno con il proprio bianco e nero (sfumature intermedie incluse). Duke è forse più insicuro di quanto la sua apparenza patinata faccia ritenere, e Chaz è molto meno granitico di quanto non sembri.

E Doth?
Doth dopo un lungo periodo di sfiga, ha avuto il suo lietofine. Con chi, non ve lo dico!
Dovete leggere il romanzo "Niente di serio, almeno credo".




P.S. Se ordinate il romanzo dall'editore potreste ricevere il libro delle risposte, lo stesso che usa Dorothy nel romanzo. Ora, non so se fa praticamente crollare nella vostra vita un divo di Hollywood, ma la speranza non muore mai.
Comunque, ho adorato questo gadget, a tiratura limitata, perchè è... geniale! Divertente, originale e ben collegato al libro, quindi tanti applausi all'autrice che l'ha preparato e all'editore che ha deciso di fare questo investimento ulteriore. Queste sono le idee che mi piacciono!

Voi subite il fascino del libro delle risposte? Di un consiglio sussurrato direttamente dal destino?
Fatemelo sapere nei commenti.
E fatemi sapere se trovate questa recensione diversa dalle solite. Ho come l'impressione che, quando c'è di mezzo la Bertod, io non sia capace di scrivere Niente di serio, almeno credo.

Puoi acquistare il romanzo con un paio di click, qui!


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