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martedì 21 agosto 2018

*Pensieri su "Per lanciarsi dalle stelle" di Chiara Parenti

Sono settimane che penso a questa recensione e ho la paranoia di non riuscire a spiegare cosa mi abbia davvero trasmesso il romanzo Chiara Parenti.
Ho deciso di cambiare tattica, non scrivendo una vera recensione ma semplicemente i miei pensieri su "Per lanciarsi dalle stelle". Forse entrerò un po' più nel personale rispetto al solito, ma credo che questo libro meriti una riflessione più ampia.



Quarta di Copertina:
"Fai almeno una volta al giorno una cosa che ti spaventi e vedrai che troverai la forza per farne altre". Sono queste le parole che Sole trova nella lettera che la sua migliore amica le ha scritto poco prima di ripartire per Parigi, subito dopo l'unico litigio della loro vita. Quel litigio di cui Sole si pentirà per sempre, perché non rivedrà mai più Stella, la persona più importante per lei. Sole non smette di guardare quel foglio perché, anche se ha solo venticinque anni, non c'è nulla di più difficile per lei che superare le proprie paure. Sa che, se le tiene strette a sé, non c'è nulla da rischiare: il lavoro sicuro per cui ha rinunciato al sogno di fare l'università; il primo bacio mai dato perché è meno pericoloso immaginarlo tra le pagine di un libro che viverlo realmente. Ma ora Sole non può più aspettare. Lo deve alla sua amica. Così per cento giorni affronta una paura alla volta: dal lanciarsi con il paracadute al salire sulle montagne russe; dall'attraversare un bosco sotto il cielo stellato al fare un viaggio da sola a Parigi. Giorno dopo giorno, scopre il piacere dell'imprevisto e dell'adrenalina che le fa battere il cuore. A sostenerla c'è Samanta, un'adolescente in lotta con il mondo che ha paura persino della sua immagine riflessa. Rivedendosi in lei, Sole prova a smuovere la sua insicurezza e a insegnarle ciò che ha appena imparato: è normale avere paura, quello che serve è solo un unico, singolo, magnifico istante senza di essa. Ma c'è un unico istante che Sole non è ancora pronta a vivere. L'istante in cui deve confessare la verità al ragazzo di cui è da sempre innamorata. Una prova più difficile di tutte le altre. Perché anche l'amore può vestirsi d'abitudine e confondere. E per amare davvero bisogna essere pronti a mettersi in gioco. Perché persino i sogni possono cambiare quando sono solo una favola.



Sole è la classica brava ragazza un po' introversa, quella cresciuta sotto una campana di vetro e all'ombra di una cotta per Massimo, il fratello della sua migliore amica, Stella.
Sole e Stella due che dovevano essere amiche per forza, per leggi scientifiche, malgrado le loro personalità opposte. Sole scruta la vita con la distanza dei sognatori, Stella sa che i sogni non hanno importanza se non si trasformano in realtà. La morte, però, recide il legame tra le due ragazze, portandosi via Stella. Per Sole sarà come dover vivere a metà, rinunciare al lato più spontaneo, rinunciare a chi la faceva ridere, a chi le mostrava come poteva essere una vita senza paura. Di Stella resta solo una lettera, nella quale invita la sua migliore amica a smettere di stare a guardare, di restare a fare da tappezzeria in una scena nella quale lei dovrebbe essere la protagonista, dovrebbe brillare sotto i riflettori. E Sole non può ignorare le sue parole, né il bizzarro regalo di compleanno che Stella le aveva fatto prima di morire. Un lancio col paracadute.
Salire verso il cielo e buttarsi.
Con il terrore e malgrado esso.
Per Sole sarebbe stato impossibile, inconcepibile fino a che la morte di Stella non le ha dimostrato che anche l'impensabile può accadere. E Sole si lancia.
E scopre che oltre la paura c'è una vita che non ha mai esplorato, che perfino lei può essere diversa da ciò che è sempre stata.
Fin dove arriva questo mondo nuovo, il mondo che Stella percorreva mentre lei restava indietro? Per scoprirlo si impegna a fare ogni giorno qualcosa che la spaventa, a sfidare i propri limiti. Stila una lista di 100 paure da battere e, durante il percorso, scoprirà di non essere sola. Avrà degli alleati inaspettati: Massimo, il suo Mr. Darcy con cui condivide il dolore per la perdita di Stella; Samanta un'adolescente incatenata a una madre oppressiva con una timidezza paralizzante e, infine, Samuele un enigmatico e affascinante artista.

Ritrovarmi nei romanzi ha sempre un effetto destabilizzante, perché degli altri vediamo sempre i lati luminosi, attraenti, fortunati, poi crediamo che le fragilità siano solo nostre. Che la paura sia una catena che lega soltanto noi. E invece incontro Sole, una ragazza che potrei essere io, come tante altre, a partire dall'autrice stessa.

Il fatto è che Stella è una ragazza come tante, con una vita banale, dei genitori che l'hanno amata a tal punto da difenderla sempre e da tutto, con un'autostima talmente inesistente da credere che sia più importante accontentare gli altri piuttosto che fare ciò che vuole davvero. Il bisogno di approvazione è la forza che la spinge a compiere sempre gli stessi gesti, a cercare le piccole gratificazioni che ha soltanto chi risponde alle aspettative altrui. La forza di rompere l'abitudine, di andare oltre i limiti, non la trova.
E poi i sogni, quelli che fa ad occhi aperti, guardando persone come Massimo che sono vicine eppure lontane anni luce. Persone con cui potrebbe parlare, ma la voce scompare all'improvviso. E poi c'è la fedele compagna, la paura, che le sussurra con ricchezza di dettagli tutte le figuracce in cui potrebbe incorrere parlando apertamente con una persona come Massimo. A volte anche parlare e basta.
Perchè quando l'autostima è talmente sotto i tacchi da aver bisogno di svanire in un romanzo e imparare a memoria Orgoglio e Pregiudizio, come fa Sole, sognare è l'unico modo di vivere.

Stella, invece, non aveva bisogno dei sogni, perché viveva davvero. E con la sua scomparsa costringe Sole a fare la stessa cosa. A cercare dentro di sè lo stesso coraggio, perché ce l'abbiamo tutte il coraggio di dire a quel ragazzo "Mi piaci da impazzire" (come vorrebbe fare Samanta, l'altra prigioniera della paura) ma siamo spaventate dalle conseguenze.
Il fatto è che a volte le conseguenze possono essere positive e non lo sapremo mai, se non ci buttiamo. E anche se sono negative la vita va avanti lo stesso, senza rimpianti, però!

Di romanzi che affrontano lo stesso tema ne esistono a bizzeffe, ma questo di Chiara Parenti mi è piaciuto particolarmente. 
Perchè spesso i libri spingono a fare liste del tipo "cose da fare prima di morire", e inizi a scrivere esperienze che ti appaiono fin da subito lontanissime. Utopie. Chiara Parenti, invece, ci dimostra che spesso quelle cose non sono poi così lontane, sono oltre la paura. Perchè in una società in cui bisogna essere perfetti le persone spesso tacciono sulla paura, diventa qualcosa da non ammettere mai (quasi quanto il tradimento), ci si inventa mille scuse pur di non affrontare quella che è una fobia. Ovviamente, va fatto con le dovute cautele, calcolando i rischi che sono sempre in agguato, con ragionevolezza!
E allora, superando ogni giorno una propria paura, scopriremo di avere capacità prima mai immaginate. No, magari non il teletrasporto o la telecinesi, ma di prendere quell'aereo per arrivare a Parigi, di dire al ragazzo che amiamo da una vita che non è più solo un amico, di piacerci come siamo diventate, senza desiderare più di essere qualcun'altro.

I personaggi secondari, in questo romanzo, hanno un'importanza fondamentale. Ed è uno dei fattori che, nei romanzi così, mi fa sempre un po' rabbia, vi spiego perché. Nei romanzi in cui la protagonista ha bisogno di evolvere arriva sempre quel personaggio che fa da fata madrina, da grillo parlante, ecc... Arriva sempre al momento giusto, per dare un consiglio, per fare da spalla o anche solo per rappresentare il segnale che la protagonista si sta dirigendo nella direzione giusta.
Nel nostro caso, Samanta ricopre questo ruolo. Samanta è la proiezione di Sole al liceo. Un po' come se Sole si trovasse davanti a una se stessa più giovane, con la capacità di salvarle qualche anno di vita, di dirle ciò che lei avrebbe voluto sentirsi dire. Per Sole Samanta rappresenta uno stimolo ad agire, ma anche un aiuto concreto, in quanto Sam è una millenial, una di quelle ragazzine per le quali i social non hanno segreti.
E poi ci sono Massimo e Samuele che formano un triangolo che mi ha tenuta sospesa fino alla fine ( e con il quale non sono nemmeno totalmente d'accordo, ma non vi posso dire come va a finire! Vi dico solo che supplico Chiara Parenti di dedicare un altro romanzo all'uomo che esce sconfitto da questa battaglia). Massimo che impersona il sogno, un Mr Darcy per cui Sole ha sempre sospirato e che all'improvviso si trasforma nel primo complice dell'impresa, che accompagna Sole ogni volta che dovrà lanciarsi dalle stelle. Samuele è un artista, un romantico, un eccentrico, uno che discute di filosofia come se ti raccontasse del tempo, l'unico che trovi normale Sole in pigiama in un supermercato.
Ecco, ma perché mi fanno rabbia? La questione è puramente personale, dettata forse da un'esperienza non proprio fortunata. Credo che Sole possa essere chiunque  (non per niente l'autrice ha lanciato l'hashtag #Solesonoio con cui condividere la sconfitta di una nostra paura). Ciascuno di noi si è trovato a dover ricominciare da capo, a dover affrontare un'incognita, un nuovo sentiero. Ecco, quanti di voi hanno trovato una fata madrina lungo la via? Un compagno/a d'armi che vi sostenesse in tutto e per tutto, che vi alleggerisse il carico di sofferenza ed emotività strabordante? Io ultimamente no.

Resta il fatto che, secondo me, questo romanzo lascia davvero il segno.
Sono una dalla memoria corta, faccio fatica a ricordare anche solo di aver letto un certo libro quando devo aggiornare goodreads, ma "Per lanciarsi dalle stelle" mi è rimasto dentro. In queste settimane ci sono state occasioni in cui avevo timore di dover fare alcune cose e mi ritrovavo a ripetere il motto di Sole "fai ogni giorno qualcosa che ti fa paura".
Porsi di fronte all'angoscia, con l'intenzione di affrontarla è già un primo passo per sconfiggerla.
Onestamente, non credo che condividerò mai alcune delle sfide di Sole, come accarezzare una tarantola piuttosto che un serpente, ma ce ne sono altre che, al contrario, credo siano fondamentali, perchè alle volte permettiamo alla paura di toglierci delle cose importanti. Viaggiare, andare al cinema da soli, provare un nuovo tipo di ristorante... Cose che per alcune persone sembreranno sciocchezze, per qualcun'altro potrebbero essere ostacoli all'apparenza insormontabili ma che custodiscono esperienze preziose.

Chiara Parenti racconta molto bene tutto questo, un processo di crescita e di liberazione, con un talento naturale e uno stile che riesce ad essere differente in ogni romanzo, dal romanticismo di "Tutta colpa del mare", all'ironia di "L'importanza di chiamarsi Christian Grei", passando per l'affascinante "Voce nascosta delle pietre".


Avete delle paure? Qualcosa che desiderate e, al tempo stesso, vi spaventa?
Raccontatemi le vostre esperienze o le vostre paure, magari riusciamo a scambiarci qualche consiglio! #Solesonoio

E dopo correte a comprare una copia del romanzo! Lo trovate anche qui


2 commenti:

  1. Ciao, mi è piaciuta moltissimo la tua recensione: ho letto questo romanzo qualche settimana fa e mi ha veramente colpito, anche perchè penso sia semplice immedesimarsi nella protagonista, della quale ho ammirato la forza d'animo. A me invece è piaciuta la scelta di Sole in campo sentimentale, ma in effetti non sarebbe male leggere anche un romanzo dedicato "allo sconfitto" ;-)

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    1. La scelta di Sole alla fine era comprensibile, però... mi è dispiaciuto un po' per lo sconfitto! Spero davvero che Chiara Parenti scriva un libro su di lui, mi ha detto che le sono arrivate diverse richieste come questa!

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