Pagine

sabato 12 marzo 2016

Intervista a Jonathan Arpetti e Simone Riccioni

Oggi intervista doppia con Jonathan Arpetti e Simone Riccioni, autori del nuovo volume "Come saltano i pesci" per la Leone Editore.
Scoprite le loro risposte alle mie curiosità...



Benvenuti sul mio blog, è un piacere ospitare due autori tanto versatili.

1. Iniziamo subito con le domande su “Come saltano i pesci”. Come è nato questo progetto?
 Questo progetto è nato per la voglia di raccontare una storia magica attraverso gli occhi di una ragazzina down, Giulia.

2. Con le ultime evoluzioni socio-culturali si parla molto della disgregazione della famiglia e di un individualismo imperante. Per il vostro protagonista, invece, la famiglia ha un ruolo centrale. Qual è l’atteggiamento di Matteo al riguardo?
 Matteo confida sulla sua famiglia al cento per cento, fino a quando, però, viene a scoprire che si regge su una menzogna. Questo provoca in lui tante domande e per trovare le risposte non può fare altro che andarsene. Ma poi, grazie alla sua sorellina “speciale”, riesce a trovare il vero senso della sua vita.

3. Ci sono molti messaggi sottesi al testo: legami familiari, ricerca della propria identità, ma anche la diversità come valore e non come handicap. È stato difficile gestire il tutto? A cosa avete dato la priorità?
 Assolutamente no. Anzi, ci è venuto in modo molto naturale. Questi sono i temi su cui è poggiata la storia, quello che volevamo raccontare, aggiungendo il perdono. Non è facile, ad esempio, perdonare due persone che hanno mentito per ventitre anni al proprio figlio, tenendogli nascosta l’identità della sua vera madre…

4. Nemo propheta in patria: vale anche per le ambientazioni. Solo recentemente si sta riscoprendo la bellezza dei romanzi ambientati nel nostro territorio. Cosa ha significato per voi far muovere i personaggi nelle Marche?
 La prima cosa che mi viene in mente pensando alla regione Marche, è che purtroppo viene molto sottovalutata, invece può vantare dei paesaggi da cartolina, sia montani, che collinari, che marittimi… per noi far muovere i personaggi della nostra storia in questa terra, ha dato un valore aggiunto al romanzo, in un certo senso lo sentiamo più vicino a noi, più nostro.

5. Dal film al libro. Quali sono le differenze d’approccio tra pellicola e carta stampata?
 Il cinema e la narrativa sono due modi di raccontare diversi. In un film devi dire tutto in poco tempo, mentre un romanzo si può sviluppare in modo molto più dettagliato, entrando soprattutto nell’interiorità dei personaggi. Ed è stato quello che abbiamo fatto noi, cercando di mostrare tutto quello che nel film non si è potuto far vedere.
 
Uno scatto dal set di "Come saltano i pesci"

6. È più difficile comunicare con il lettore o con lo spettatore?
 Be’, forse con il lettore, ma solo perché i lettori sono molto pochi rispetto agli spettatori dei film… vanno ricercati, a volte si nascondono…

7. A chi consigliereste la lettura di “Come saltano i pesci”? Chi è il vostro lettore ideale?

 Premesso che questo romanzo è adatto a lettori di qualsiasi età, dallo studente sedicenne al pensionato, noi ci sentiamo di consigliarlo a tutti quelli che hanno voglia di emozionarsi e di farsi travolgere da una storia che sa di buono.

8. Due autori e due percorsi diversi: chi sono Jonathan Arpetti e Simone Riccioni, parlateci un po’ di voi.
Io, Jonathan Arpetti, da diversi anni mi occupo di libri e di scrittura, oltre a scrivere romanzi infatti, sono uno dei fondatori del portale letterario www.collettivoidra.com e dello Scrivere festival, una rassegna che si tiene a giugno a Tolentino nelle Marche, dedicata agli autori esordienti.
Io, Simone Riccioni, di libri, oltre a questo, ne ho scritto un altro, la mia biografia, Eccomi. Ma io sono un attore…  oltre a vari spot televisivi, ho recitato come protagonista sul film di Federico Moccia, Universitari.

9. Come nasce la vostra collaborazione?  È stato difficile lavorare insieme?
 A farci conoscere è stato Alessandro Valori, il regista del film, un nostro amico comune. È bastato trascorrere una serata insieme, per scoprire molti lati comuni, tra cui quello di comunicare attraverso le parole scritte. In quel momento è nata l’idea di scrivere il romanzo del film, di cui era già pronta la sceneggiatura e si sarebbe girato da lì a tre mesi.
Scrivere un libro a quattro mani può risultare difficile se non si è disposti a mettere da parte il proprio “ego” per calarsi in una dimensione di squadra, con delle regole da rispettare. Ed è quello che abbiamo fatto noi.
  
10. Quali sono i vostri progetti futuri?
 Premesso che vorremmo continuare a emozionarci…
da qualche settimana abbiamo iniziato a scrivere un nuovo romanzo che diventerà un film. Per il momento non possiamo dire di più, se non che anche questa storia è ambientata nelle Marche, la terra dove viviamo e che amiamo profondamente.

11. Come al solito, lascio uno spazio aperto ai miei ospiti. Avete campo libero per parlare con i lettori, se volete aggiungere qualcosa su di voi o sul vostro lavoro.

Quando vedete che le cose non vanno come dovrebbero, che la vita gira al contrario di come vorreste girasse, ebbene è proprio in quei momenti che bisogna avere la grinta, l'amore, la passione per raddrizzare il tiro. Cercate sempre la vostra felicità.

L'intervista è conclusa, ringrazio i miei ospiti e lascio a voi, lettori, lettori un paio di link per scoprire di più su questo romanzo:
Come saltano i pesci - Sito Ufficiale
Leone Editore - Scheda del libro




2 commenti:

  1. Risposte dirette e illuminanti. Lavorare a quattro mani non è facile. :)

    RispondiElimina
  2. No, penso che sia davvero complicatissimo!

    RispondiElimina