;

mercoledì 19 aprile 2017

Recensione: "Distorted Fables" di Deborah Simeone

Adoro le favole, così rassicuranti, splendenti, così deliziosamente... irreali.
Deborah Simeone, invece, scrive una favola distorta, in cui la principessa è bionda ma scorbutica, col cuore già spezzato e, al posto dei adorabili animaletti canterini, fa coppia con la valchiria Crimilde...

Trama:

C'era una volta, in un tempo non troppo lontano, una principessa dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi scuri... Che sia chiaro: la protagonista di questa storia non è la solita principessa delle fiabe. Non è né magra né alta, e neppure bella da far girare la testa. E poi con la gente è spesso intrattabile, dura e spigolosa, proprio come il suo nome, Rebecca. Per lei non ci sono castelli incantati, fatine o scarpette di cristallo, ma un monolocale umido in un condominio chiassoso, e lunghe serate passate in solitudine a guardare serie tv, con in grembo un gatto birmano e nella testa una valchiria-grillo parlante che la sprona a non darsi mai per vinta.

Le cose cambiano, però, il giorno in cui Rebecca inizia a lavorare come portinaia in un bel palazzo nel centro di Milano. Qui, nonostante la sua avversione per i rapporti umani, la sua vita si intreccia con quella di alcuni condomini: un settantenne stravagante, ostinatamente aggrappato al ricordo della moglie, una giovane donna devota a un marito che la tradisce neanche tanto di nascosto e una ragazza stregata da un uomo freddo e calcolatore. Tutte fiabe d'amore, e tutte imperfette, come imperfetta è la vita di Rebecca, che ha smesso di credere al "vissero per sempre felici e contenti" nell'istante in cui il suo principe azzurro, anziché salvarla e poi giurarle amore eterno, l'ha mollata senza troppe spiegazioni a un binario della stazione. Ma chissà che Rebecca non scopra, anche grazie ai suoi nuovi amici, che proprio nell'imperfezione si nasconde il segreto per trovare qualche momento di vera felicità...


Avete presente le portinaie onnipresenti, un po' pettegole, ma solari?
Sì?
Ecco, Rebecca è l'esatto opposto.
Il suo nickname nella rete è "odiotutti" e, in effetti, tenta di schivare ogni contatto umano. Insofferente all'interesse altrui, spaventata dall'allacciare relazioni, armata di un sarcasmo brillante, Rebecca si ritrova suo malgrado invischiata in quelle intrico di vite che è un condominio. Nemmeno lei, così burbera, potrà resistere all'estroso charme di Glauco, un vedovo tendente al dandysmo, o alla simpatia di Beatrice, una giovane moglie sempre sola.

Un passo alla volta, tra una lampadina da cambiare, un fiore da piantare e una scala da pulire, Rebecca dovrà affrontare la vita vera, quel marasma nel quale è impossibile isolarsi completamente, in cui la delusione è dietro l'angolo, insieme alla migliore delle sorprese. Perfino lei, che dopo una relazione finita male accetta la sola compagnia di Crimilde, una valchiria rinchiusa nella sua mente, dovrà rendersi conto dell'importanza delle emozioni, della bellezza insita in un'amicizia, dell'ebrezza sulla strada che conduce alla realizzazione dei propri sogni.

Distorted Fables mi ha catturata per la sua trama intrigante, mentre la cover mi lasciava piuttosto atterrita. Ho deciso di rischiare la sorte accettando una copia del romanzo (Grazie Mondadori!) e devo dire che ho vinto la scommessa. Questo romanzo mi è piaciuto, l'ho trovato divertente, fantasioso e non privo di spunti di riflessione.

Rebecca, la protagonista, è una di quelle donne ferite, che si rinchiudono nel proprio guscio cercando di elaborare la delusione e, al contempo, evitare nuovi traumi. Si sente forte per aver superato la batosta, ma inconsapevolmente protegge se stessa dalla realtà che le scorre intorno, dalle persone che potrebbero abbandonarla di nuovo. Questa sua misantropia si manifesta in un sarcasmo brillante che mi ha strappato molte risate, le sue sono battute a volte sottili ma mai del tutto stupide, davvero piacevoli da leggere.
All'inizio del romanzo Rebecca non ha relazioni, se non quella con il suo terapeuta e con Crimilde, una valchiria rinchiusa nella sua testa (ora capite il perchè del terapista...). Il suo lavoro la costringerà, però, a intessere rapporti con l'umanità che ruota intorno alla portineria: dal tenero e saggio Glauco, al vile Davide, dall'anziana coppia di innamorati, al postino, fino ad avventurarsi nella rete, col rischio di conoscere qualcuno di davvero interessante.
L' evoluzione di Rebecca all'interno del romanzo è graduale ma enorme: da orso grizzly a umana normalmente incasinata. Ogni passaggio di questa trasformazione coinvolgerà anche Crimilde, la valchiria prigioniera nella mente di Rebecca, che si troverà ad affrontare paludi di vergogna, gelo della solitudine e battaglie colme d'ira. Una proiezione dell'emotività che ho trovato paradossale ma fantasiosa. Forse l'idea geniale del romanzo.
Distorted Fables ne ha molte di idee di fondo. La prima, che ci svela l'autrice stessa nelle conclusioni, è quella di creare una storia sulle seconde storie, perché nelle favole non c'è mai un prima, non c'è mai una principessa dal cuore già spezzato, che si ritrova a dover mettere insieme dei cocci taglienti. Questo romanzo fa riflettere sul come possa non essere mai troppo tardi per realizzare un sogno, per dire addio alla paura e dare una chance a noi stessi.



2 commenti:

  1. L'idea sembra davvero interessante. Anche io sono un po' orso grizzly quindi potrei rispecchiarmi un po' nella protagonista.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'idea è geniale, seppure all'inizio sia spiazzante e davvero assurda. A me Crimilde è piaciuta molto, Rebecca non assomiglia alle protagoniste a cui sono abituata, ma il suo sarcasmo mi ha colpita.

      Elimina